La Rivista del Sindaco


BIOTESTAMENTO: IN AUMENTO LE DICHIARAZIONI AFFIDATE AI COMUNI

Secondo un’indagine dell’Associazione Luca Coscioni, sono oltre 400 i Comuni che hanno istituito un registro delle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat)
di La Posta del Sindaco
01 Giugno 2018
La legge 219/2017 “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”, la cosiddetta legge sul “biotestamento”, è entrata in vigore da circa quattro mesi (il 31 gennaio 2018) e l’Associazione Luca Coscioni – che sul riconoscimento del diritto ad indicare preventivamente quali trattamenti decidere o rifiutare in caso di una futura incapacità di decidere si è molto impegnata - ha tracciato un primo bilancio della sua applicazione. Un primo risultato di rilievo riguarda proprio i Comuni: sono infatti oltre 400 quelli che hanno istituito un proprio registro per raccogliere le Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) rilasciate dai cittadini, e tra le prime dieci città italiane per popolazione ne sono state raccolte finora 3.557 (numero che in realtà sarebbe più elevato, se anche Roma avesse fornito i propri dati). La strada della scrittura privata da consegnare allo sportello comunale sembra per ora essere preferita rispetto a quella, contemplata come alternativa, del ricorso alo studio del notaio. Le amministrazioni che si sono attrezzate per costituire un proprio registro informatico delle Dat – in attesa che il gruppo di lavoro istituito presso il ministero della Salute definisca contenuti e modalità della futura banca dati nazionale – lo hanno fatto di propria iniziativa, visto che la norma prevede solo che tengano “un ordinato elenco cronologico delle dichiarazioni presentate” assicurandone una “adeguata conservazione”. Diversi Comuni, inoltre, hanno cominciato a raccogliere le dichiarazioni da diversi anni ormai, dimostrando ancora una volta la propria disponibilità a farsi carico delle istanze sentite dalla cittadinanza in anticipo rispetto al legislatore nazionale.
 
L’entrata in vigore della nuova legge ha fornito una “cornice di garanzia” e ha contribuito a diffondere una maggiore consapevolezza tra i cittadini, contribuendo ad aumentare sensibilmente le disposizioni consegnate ai Comuni. A Milano, ad esempio, dal 31 gennaio 2018, sono state raccolte 697 Dat contro le 858 ricevute dal 2013; a Genova ne sono state raccolte 93 dall’entrata in vigore della legge, un quarto di quelle registrate negli otto anni precedenti; a Bologna 158 contro le 264 presentate tra il 2012 e il 2017. Molto, però, resta ancora da fare, fa notare l’Associazione Luca Coscioni. Ad esempio il Registro nazionale delle Dat sarebbe dovuto essere pronto entro giugno, così come previsto dall’ultima legge di bilancio che peraltro ha stanziato due milioni di euro per la sua costituzione. Tale scadenza non sarà però verosimilmente rispettata, anche a giudicare dai tempi insolitamente lunghi che la formazione di un nuovo Governo sta comportando. Non è un elemento secondario, visto che i medici devono poter contare su una banca dati che possa farli risalire in tempi rapidi, e in maniera assolutamente incontrovertibile, alla volontà del cittadino eventualmente espressa attraverso il proprio “testamento biologico”. E’ inoltre prevista dalla legge, ma non ancora partita, una azione di formazione su larga scala dei medici e del personale sanitario, che dovrebbe riguardare la comunicazione con il paziente, la terapia del dolore e le cure palliative. E si attendono anche le linee guida professionali per gli stessi medici e i notai (questi ultimi chiamati a redigere la Dat, se il cittadino sceglie la formula dell’atto pubblico o della scrittura privata autenticata).

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