La Rivista del Sindaco


LA SPESA ICT NEI COMUNI NEL TRIENNIO 2012-2014 - TENDENZE E CONFRONTI

Studi e Ricerche
di La Posta del Sindaco
11 Ottobre 2015
OTTOBRE 2015 - Il lavoro che con queste note viene presentato ha per oggetto esclusivamente i pagamenti effettuati dai Comuni negli anni 2012, 2013, 2014 per IT e TLC, vale a dire, con un solo acronimo, per ICT. Siamo, dunque, abbastanza lontani da un’analisi compiuta sull’impiego delle ICT da parte dei Comuni, del tipo di quella condotta dall’ISTAT nel 2013, riferita alla realtà del 2012. Il report dell’ISTAT, dal titolo LE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE LOCALE, prendeva in esame una pluralità di aspetti connessi all’impiego delle ICT da parte delle PAL in generale: Regioni e Province Autonome, Province, Comunità montane e Comuni. Quanto a questi ultimi l’analisi è stata di tipo censuario per quelli sopra i 20.000 abitanti (517 Comuni), mentre per gli altri (quasi 7.500) si è risorsi ad un’analisi di tipo campionario (http://www.istat.it/it/files/2013/05/Report_ICT-PAL_2012-DEF.pdf?title=ICT+nella+Pubblica+Amministrazione+-+27%2Fmag%2F2013+-+Testo+integrale.pdf). 

Le realtà esaminate dall’ISTAT sono di tipo quali-quantitativo, in uno sforzo pregevole di fotografare lo stato dell’arte relativamente all’estensione e all’adeguatezza dell’impiego delle ICT. Ci si concentra, in particolare, sul livello di penetrazione delle specifiche tecnologie nel tessuto dell’operatività di ciascun Comune: esistenza o meno di un “centro di competenza ICT” interno all’organizzazione comunale; frequenza di ricorso a iniziative di formazione specifica; percentuale di personale abilitato all’accesso ad internet; numero di PC disponibili per dipendente; impiego di applicazioni con smart card, strumenti GIS e CAD, smartphone, firma digitale; disponibilità di procedure di distaster recovery; VOiP, e-Procurement, sw Open Source, etc.. 

L’indagine svolta da LGnet ha voluto attenersi all’analisi della sola spesa, nella convinzione che da essa si possa risalire ad esaminare altri fenomeni utili per reimpostare i termini della triangolazione Pubblica Amministrazione – Innovazione (gestionale) – ICT. L’indagine LGnet, dunque, si connota del tutto consapevolmente per i seguenti “limiti”: ambito d’interesse circoscritto alla realtà dei Comuni, che rappresentano anche il destinatario privilegiato cui si indirizzano, per competenza e conoscenza, i risultati dell’indagine; fiducia nel fatto che i risultati ottenuti siano in grado di dire qualcosa di utili sul loro Comune a sindaci e amministratori, i quali vengono messi in condizione di confrontarsi con altre realtà comunali. Il che è tanto più utile e necessario quanto più, come l’ISTAT rileva, l’ICT dei Comuni (e delle PAL in genere) è in larghissima misura in mano a soggetti di mercato, estranei ed esterni alle logiche delle Pubbliche Amministrazioni. Le ragioni della scelta di procedere inizialmente “solo” attraverso l’analisi della spesa sono molteplici, tra le quali la disponibilità dei dati è la prima e più immediata. Vi è anche, però, la volontà di ripensare metodologie e strumenti di analisi del fenomeno che ormai si conviene di definire “digitalizzazione della PA”; di superare l’approccio “per adempimenti” (hai fatto la PEC? Hai il SUAP? Utilizzi internet? Dai i servizi al cittadino on line?...) e di tentare altre e più convincenti verifiche, a partire – ad esempio – dalla qualità della gestione complessiva di una PA, dalla qualità dei suoi conti, dal modo complessivo con il quale persegue (o non persegue) gli obiettivi alla base della sua esistenza. 

Che l’informatica, le IT, le TLC, le ICT insomma, siano meri strumenti dovrebbe essere chiaro anche ai sassi; e altrettanto chiaro dovrebbe essere che non serve andare a contare quante procedure un Comune rende disponibili on-line per stabilire se si tratti un Comune amministrato bene o meno bene. Le analisi a venire sul fenomeno dell’innovazione e della digitalizzazione dei Comuni (e di tutta la PA) dovrebbero primariamente partire da un’analisi dei loro bilanci, dagli obiettivi di servizio che si danno e, dunque, di spesa; quindi bisognerebbe procedere accertando la qualità dei risultati, possibilmente ad opera di soggetti non coinvolti, e risalendo dai risultati al gradiente di qualità amministrativa, al numero, alla qualità e alla motivazione delle risorse umane impiegate, all’efficacia e all’efficienza gestionale, ai modelli di management. Ed anche alla qualità (e al costo) delle ICT impiegate. Le realtà che emergono dall’analisi svolta sulla spesa del triennio 2012-2014 costituiscono, dunque, solo un motivo per avviare una riflessione allargata sul modo di concepire l’innovazione nei Comuni e, più in generale, nella PA.
 
 

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