Gli obiettivi del Piano di revisione del PNRR
Lo scorso mese di luglio il Governo ha presentato il documento “Proposte per la revisione del PNRR e capitolo RePoweEU”, che è stato successivamente trasmesso alla Commissione europea.
La proposta del Governo al momento non impatta direttamente sui Soggetti attuatori, chiamati a proseguire nella puntuale attuazione di tutti gli interventi ovvero ad una rigorosa valutazione sul loro effettivo avanzamento
Il Rapporto sintetizza il lavoro svolto in questi mesi dal nuovo Esecutivo, che fin da subito ha puntato decisamente ad un profondo restyling del Piano motivato sostanzialmente da due fattori:
In sintesi, il documento si basa su tre pilastri:
Finora, l’attenzione si è concentrata sull’elenco delle misure stralciate, fra cui una quota maggioritaria (13 miliardi sui 15,89 complessivamente interessati dalla rimodulazione) riguarda i Comuni. Nell’elenco compaiono, fra gli altri, le cd. “piccole opere” (6 miliardi), gli interventi di rigenerazione urbana (3,3 miliardi), i piani urbani integrati (2,49 miliardi) e la riduzione del rischio idrogeologico (1,29 miliardi).
L’impatto generale
Il documento chiarisce che “il processo di riprogrammazione e revisione del Piano sarà finalizzato ad assicurare l’efficacia attuazione degli interventi e l’integrale utilizzo delle risorse entro il 2026 e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e delle obbligazioni assunte nei confronti dei soggetti attuatori e degli operatori economici anche utilizzando a tal fine spazi finanziari disponibili anche nell’ambito di strumenti, a titolo esemplificativo e non esaustivo, quelli dei Fondi strutturali e di investimento Europei, il Fondo per lo sviluppo e la coesione e i fondi del Piano nazionale complementare al PNRR.” In parole povere, il Governo si è impegnato a trovare coperture alternative per le misure stralciate, ma al momento le indicazioni al riguardo sono estremamente generiche. C’è inoltre da considerare che la fuoriuscita dal PNRR rischia di comportare un nuovo cambio in corsa delle regole che non potrà non rallentare l’attuazione degli interventi. In questa prospettiva, ci sono diversi aspetti paradossali. Pensiamo alle piccole opere, inizialmente finanziate a valere su risorse nazionali e che, successivamente, sono state ricomprese nel Piano e adesso ne fuoriescono nuovamente. O pensiamo ai piani urbani integrati, misura bandiera nativa PNRR e che ora potrebbe diventare anch’essa non nativa in qualche altro contenitore finanziario.
L’impatto operativo
La rimodulazione proposta dal Governo (e, come detto, non ancora approvata dall’Unione Europea) al momento non ha alcuna rilevanza sul piano giuridico. Essa, quindi, non inficia in alcun modo l’efficacia delle obbligazioni assunte dalle Amministrazioni centrali e dai Soggetti attuatori anche nell’ambito delle misure in odore di stralcio.
Il documento governativo, ad esempio, non impatta sulla costruzione e gestione dei bilanci, che devono essere costruiti a legislazione vigente ed amministrazione invariata. Esso, analogamente, non impone in alcun modo di rallentare o bloccare l’avanzamento degli interventi. Al contrario, una simile scelta rischia di esporre a rischi di responsabilità, oltre che di confermare (e legittimare) la decisione di procedere allo stralcio. In questo senso, si suggerisce anche di curare con particolare attenzione il popolamento del sistema ReGiS, sul quale si registrano ancora ampie situazioni di inadempienza.
Occorre, più in generale, garantire il puntuale rispetto di tutte le condizionalità dei finanziamenti, già oggi previste dalla normativa vigente, al netto della prossima eventuale introduzione (annunciata dal Governo) di nuove e più stringenti “clausole di responsabilità” tali da scaricare sugli attuatori il peso finanziario degli interventi non in linea.
Inoltre, è necessario valutare il grado di compliance di ciascun intervento, sia dal punto di vista dei contenuti che da quello dei tempi, al di là del formale rispetto delle milestones.
In presenza di interventi per i quali si riscontrano criticità in termini di ammissibilità della spesa ovvero di rispetto dei cronoprogrammi si suggerisce, quindi, di valutare anche la possibile rinuncia, previo confronto con le amministrazioni responsabili.
Conclusioni
La proposta di rimodulazione del PNRR presentata dal Governo non determina alcun taglio o definanziamento automatico, ma prelude ad una profonda rimodulazione con il possibile stralcio di alcune misure, che dovrebbero trovare altre linee di finanziamento al momento non precisamente individuate.
Per i Soggetti attuatori la Proposta governativa impone una riflessione puntuale sull’effettivo stato di avanzamento degli interventi. Laddove questi ultimi siano effettivamente PNRR compliant essi devono essere portati avanti secondo la tabella di marcia già prevista, diversamente occorre una attenta valutazione in sinergia con le amministrazioni responsabili.
Articolo di Matteo Barbero
Ricevi via email i nuovi contenuti pubblicati nel portale
In collaborazione con: