La Rivista del Sindaco


CHE FINE HA FATTO L’OBBLIGO DELLA GESTIONE ASSOCIATA PER I PICCOLI COMUNI?

Studi e Ricerche
di La Posta del Sindaco
07 Novembre 2016

Dando per acquisito ormai il fallimento dell’obbligo associativo ci si prepara per una nuova ricetta. I soliti addetti ai lavori tornano sull’argomento e, come se nulla fosse accaduto, ri-eccoli discettare su nuove proposte per il rilancio dell’associazionismo intercomunale – questa volta volontario – tra i piccoli Comuni.

Addetti ai lavori che sembrano non avere dubbi: prova e riprova qualche ricetta che funzioni si troverà. Intanto nessuna curiosità sulle ragioni di fallimenti tanto numerosi e dispendiosi quanto ignorati; nessuna esigenza di verifica delle premesse dei passati provvedimenti, dei luoghi comuni fatti passare per dati di fatto. Infine, nessuna responsabilità politica dell’accaduto in un arco temporale maggiore di tre lustri.

La Del Rio è fallita, d’accordo, ma ci sono Unioni di Comuni “riuscite”? Se si, per quante poche siano, grazie a quale sortilegio riescono a funzionare? E quanto a quelle che non funzionano, che “hanno chiuso i battenti” o che vegetano nell’attesa di “cessare” di esistere, cos’è che le avvelena?


*            *         *         *


Nell’attesa che questi nodi si sciolgano, proponiamo un aggiornamento sullo stato dell’arte delle Unioni di Comuni attraverso una serie di slides, che in questa nota saranno sinteticamente introdotte, riassunte e commentate, dopo aver costituito il canovaccio di un’analisi svolta nel corso di un incontro con Sindaci e Amministratori lombardi il 27 Ottobre scorso a Milano.
A organizzare l’incontro è stata ANCILab (già Ancitel Lombardia) con la collaborazione della Posta del Sindaco.


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L’analisi viene svolta sui dati di bilancio delle UdC del 2015 ed esordisce con l’introdurre due categorie di UdC: quelle “attive”, che cioè hanno bilanci con valori di spesa corrente diversi da zero, e quelle “sostenibili” che, sulla base delle caratteristiche dimensionali, strutturali e funzionali che mostrano di avere, lasciano ritenere che siano Unioni consolidate.
Delle UdC che sono anagraficamente “vive” ma con bilancio con zero Euro di spese correnti non ci siamo occupati, anche se rappresentano di gran lunga la maggioranza assoluta delle UdC sia nel 2014 che nel 2015!
Si comincia dunque con il rilevare i cambiamenti intervenuti dal 2014 al 2015 relativamente a

  • numero delle UdC “attive” in ogni regione
  • numero di Comuni associati
  • ammontare della popolazione coinvolta
  • e, infine, volume complessivo di Entrate correnti delle UdC attive operanti nelle varie regioni.

Si viene così a disporre di un quadro complessivo che vede schierate 277 UdC, che mette insieme UdC di ogni sorta: dalla più insignificante (spesa annua meno di 2000 Euro) alla più possente (spesa annua quasi 50 milioni di Euro). I Comuni associati sono 1677, la popolazione coinvolta ammonta a 6,3 milioni di residenti, il volume complessivo delle Entrate correnti pari a poco più di 850 milioni di Euro; quelle delle Spese correnti poco più di 781 milioni.


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Quali sono, all’interno di questo insieme di UdC così eterogeneo le Unioni sulle quali si può ragionevolmente fare affidamento? 
Abbiamo individuato di parametri la cui ricorrenza o meno in ciascuna UdC consente di stabilire se ci troviamo di fronte ad una Unione “sostenibile”, vale a dire con elementi di solidità obiettivamente rilevabili o meno (parliamo di sostenibilità con riferimento a variabili oggettive e misurabili: non possiamo, per lo meno in questa sede, prendere in esame variabili puramente politiche, culturali, antropologiche, di campanile, etc..).
I parametri selezionati che devono necessariamente ricorrere per ciascuna UdC che vi possa qualificare come “sostenibile” sono i seguenti:

  1. Popolazione media per Comune associato superiore a 1000 abitanti e inferiore a 5000 abitanti (limite superiore per l’obbligo associativo)
  2. Spesa corrente superiore a 20 Euro l’anno per abitante
  3. Grado di affidamento dei Comuni nei confronti della loro UdC (in pratica: quante risorse trasferiscono alle loro UdC i Comuni associati? Si è stimato che se i Comuni non garantiscono almeno il 60% delle Entrate correnti della loro UdC questa presenta preoccupanti motivi di gracilità).

Applicando i tre parametri alle 277 UdC attive si ottiene un risultato che qualche considerazione dovrebbe suscitare:

  • Le UdC si riducono 74
  • I Comuni diventano 426
  • La popolazione non raggiunge il milione (940.705 residenti)
  • Il totale delle Entrate correnti (TEC) scende a 180 milioni.


Post Scriptum

Effettuando un calcolo a parte relativamente alle Unioni che abbiano una popolazione media superiore ai 5000 abitanti, rispettando tuttavia gli altri due vincoli (spesa corrente pro-capite e grado di affidamento dei Comuni), si viene a determinare uno scenario al quale si finisce per prestare scarsa attenzione se non nulla (per via del fatto che è semplicemente ignorato). 

Lo rappresentiamo con una tabella, che si rivela molto più efficace di qualsiasi deduzione scritta o verbale (che potrebbe suonare così: le Unioni sembrano resistere solo se coinvolgono anche – se non soprattutto - i Comuni con popolazione > 5000 abitanti.)
 

REGIONI N° UdC totali
2015
N° Comuni
aderenti
Popolazione
2015
TEC* SCT* SCT
pro-capite
EMILIA-ROM. 18 109 1.313.273 257.461.143 245.193.543 186,7
LOMBARDIA 3 6 44.354 12.280.159 10.493.043 236,6
MARCHE 2 12 74.027 8.923.606 7.087.859 95,7
PIEMONTE 5 23 239.500 22.792.689 22.262.321 93,0
TOSCANA 2 16 149.311 41.249.755 34.744.748 232,7
VENETO 6 28 231.313 26.519.969 23.901.359 103,3
ITALIA 36 194 2.051.778 369.227.322 343.682.873 167,5


* TEC = Totale Entrate Correnti; * SCT = Spese Correnti Totali

 

 

 

Studio completo in formato PDF 
 
 


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