Dando per acquisito ormai il fallimento dell’obbligo associativo ci si prepara per una nuova ricetta. I soliti addetti ai lavori tornano sull’argomento e, come se nulla fosse accaduto, ri-eccoli discettare su nuove proposte per il rilancio dell’associazionismo intercomunale – questa volta volontario – tra i piccoli Comuni.
Addetti ai lavori che sembrano non avere dubbi: prova e riprova qualche ricetta che funzioni si troverà. Intanto nessuna curiosità sulle ragioni di fallimenti tanto numerosi e dispendiosi quanto ignorati; nessuna esigenza di verifica delle premesse dei passati provvedimenti, dei luoghi comuni fatti passare per dati di fatto. Infine, nessuna responsabilità politica dell’accaduto in un arco temporale maggiore di tre lustri.
La Del Rio è fallita, d’accordo, ma ci sono Unioni di Comuni “riuscite”? Se si, per quante poche siano, grazie a quale sortilegio riescono a funzionare? E quanto a quelle che non funzionano, che “hanno chiuso i battenti” o che vegetano nell’attesa di “cessare” di esistere, cos’è che le avvelena?
Nell’attesa che questi nodi si sciolgano, proponiamo un aggiornamento sullo stato dell’arte delle Unioni di Comuni attraverso una serie di slides, che in questa nota saranno sinteticamente introdotte, riassunte e commentate, dopo aver costituito il canovaccio di un’analisi svolta nel corso di un incontro con Sindaci e Amministratori lombardi il 27 Ottobre scorso a Milano.
A organizzare l’incontro è stata ANCILab (già Ancitel Lombardia) con la collaborazione della Posta del Sindaco.
L’analisi viene svolta sui dati di bilancio delle UdC del 2015 ed esordisce con l’introdurre due categorie di UdC: quelle “attive”, che cioè hanno bilanci con valori di spesa corrente diversi da zero, e quelle “sostenibili” che, sulla base delle caratteristiche dimensionali, strutturali e funzionali che mostrano di avere, lasciano ritenere che siano Unioni consolidate.
Delle UdC che sono anagraficamente “vive” ma con bilancio con zero Euro di spese correnti non ci siamo occupati, anche se rappresentano di gran lunga la maggioranza assoluta delle UdC sia nel 2014 che nel 2015!
Si comincia dunque con il rilevare i cambiamenti intervenuti dal 2014 al 2015 relativamente a
Si viene così a disporre di un quadro complessivo che vede schierate 277 UdC, che mette insieme UdC di ogni sorta: dalla più insignificante (spesa annua meno di 2000 Euro) alla più possente (spesa annua quasi 50 milioni di Euro). I Comuni associati sono 1677, la popolazione coinvolta ammonta a 6,3 milioni di residenti, il volume complessivo delle Entrate correnti pari a poco più di 850 milioni di Euro; quelle delle Spese correnti poco più di 781 milioni.
Quali sono, all’interno di questo insieme di UdC così eterogeneo le Unioni sulle quali si può ragionevolmente fare affidamento?
Abbiamo individuato di parametri la cui ricorrenza o meno in ciascuna UdC consente di stabilire se ci troviamo di fronte ad una Unione “sostenibile”, vale a dire con elementi di solidità obiettivamente rilevabili o meno (parliamo di sostenibilità con riferimento a variabili oggettive e misurabili: non possiamo, per lo meno in questa sede, prendere in esame variabili puramente politiche, culturali, antropologiche, di campanile, etc..).
I parametri selezionati che devono necessariamente ricorrere per ciascuna UdC che vi possa qualificare come “sostenibile” sono i seguenti:
Applicando i tre parametri alle 277 UdC attive si ottiene un risultato che qualche considerazione dovrebbe suscitare:
Post Scriptum
Effettuando un calcolo a parte relativamente alle Unioni che abbiano una popolazione media superiore ai 5000 abitanti, rispettando tuttavia gli altri due vincoli (spesa corrente pro-capite e grado di affidamento dei Comuni), si viene a determinare uno scenario al quale si finisce per prestare scarsa attenzione se non nulla (per via del fatto che è semplicemente ignorato).
Lo rappresentiamo con una tabella, che si rivela molto più efficace di qualsiasi deduzione scritta o verbale (che potrebbe suonare così: le Unioni sembrano resistere solo se coinvolgono anche – se non soprattutto - i Comuni con popolazione > 5000 abitanti.)
REGIONI | N° UdC totali 2015 |
N° Comuni aderenti |
Popolazione 2015 |
TEC* | SCT* | SCT pro-capite |
---|---|---|---|---|---|---|
EMILIA-ROM. | 18 | 109 | 1.313.273 | 257.461.143 | 245.193.543 | 186,7 |
LOMBARDIA | 3 | 6 | 44.354 | 12.280.159 | 10.493.043 | 236,6 |
MARCHE | 2 | 12 | 74.027 | 8.923.606 | 7.087.859 | 95,7 |
PIEMONTE | 5 | 23 | 239.500 | 22.792.689 | 22.262.321 | 93,0 |
TOSCANA | 2 | 16 | 149.311 | 41.249.755 | 34.744.748 | 232,7 |
VENETO | 6 | 28 | 231.313 | 26.519.969 | 23.901.359 | 103,3 |
ITALIA | 36 | 194 | 2.051.778 | 369.227.322 | 343.682.873 | 167,5 |
* TEC = Totale Entrate Correnti; * SCT = Spese Correnti Totali
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