Dinanzi all’ennesima proroga governativa dell’obbligo di gestione associata, la Regione punta sugli incentivi aumentando di 1,2 milioni la sua quota di finanziamento Il Governo ha scelto ancora una volta di non decidere, inserendo nella legge di stabilità l’ennesima proroga al 31 dicembre dell’obbligo di gestione associata delle funzioni fondamentali dei piccoli Comuni. Un atteggiamento cerchiobottista che non scontenta né il partito di coloro che vedono nell’associazionismo la chiave di volta per la lotta agli sprechi e alle inefficienze, né i tanti sindaci cui ogni ipotesi di associazionismo coatto dà l’orticaria. Non riuscendo a scegliere tra l’effettiva entrata in vigore della norma, o la sua soppressione definitiva, si opta per un tipo di soluzione per la quale, del resto, esiste ormai anche una definizione codificata: “all’italiana”. Appare forse più sensato, e maggiormente pragmatico, l’atteggiamento scelto dalla Regione Emilia Romagna che nelle Unioni di Comuni, ormai da diversi anni, sta dimostrando di crederci puntandoci sopra con misura concrete: ad esempio destinando loro maggiori risorse economiche e offrendo delle forme di assistenza e accompagnamento per facilitarne il consolidamento. E così se nel 2017 la Regione ha destinato - alle 41 Unioni (su 44 totali) del territorio che avevano partecipato all’apposito bando – 8 milioni di euro (in aggiunta ai 7,5 milioni di finanziamento statale), nel 2018 il finanziamento della Regione salirà a 9,2 milioni (sempre in aggiunta ai 7,5 statali).
E’ uno degli impegni contenuti nel nuovo Programma di riordino territoriale (Prt) 2018-2020 che verrà presentato nei prossimi giorni e che sarà il risultato di un lavoro condiviso cui hanno partecipato la Regione, l’Anci, l’Uncem e le stesse Unioni. Secondo l’assessore regionale al Bilancio e al Riordino istituzionale, Emma Petitti, «In Emilia-Romagna prosegue il percorso per il riordino territoriale. Da anni sosteniamo che quella delle Unioni è la strada giusta da seguire. In questi ultimi anni attraverso le Unioni sono già stati raggiunti risultati importanti, a partire dal contenimento della spesa e dall’accorpamento dei servizi. L’obiettivo della Regione è potenziare le forme associative per rendere più efficace la gestione del territorio e offrire servizi migliori. L’esempio dell’Emilia-Romagna è quasi unico in Italia: l’intento è di salvaguardare il lavoro fatto e proseguire su questa strada».
Nel nuovo Prt saranno presi in considerazione dei nuovi criteri premiali per distribuire i finanziamenti, non più basati unicamente su elementi quali popolazione e estensione territoriale ma anche su altri che tengano conto del grado di sviluppo dell’Unione, delle criticità territoriali o delle difficoltà amministrative. Per le Unioni in via di sviluppo il sistema di incentivi punterà alla qualificazione e al miglioramento della performance nello svolgimento delle funzioni conferite, per quelle più in difficoltà invece la Regione offrirà un percorso di sostegno e di supporto personalizzato.
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