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DAL 2009 AD OGGI I PROCEDIMENTI DI FUSIONE SONO STATI 98

22/03/2018 Fusioni e Gestioni associate
A fine mese, con l’istituzione di Corigliano-Rossano, si arriverà alla numero 99 e il totale complessivo dei Comuni scenderà a 7.954 Non siamo più il Paese degli 8.000 e oltre Comuni: per la precisione non lo siamo più dal 2016, anno in cui si è scesi a quota 7.998 in virtù dell’istituzione di 27 nuovi Comuni risultanti da fusione, l’incorporazione di 2 e la soppressione di 75. Malgrado il numero delle fusioni appaia ancora piuttosto contenuto e non paragonabile alle fusioni “di massa” avvenute in altri Paesi europei – ad esempio in Francia, dove sono stati soppressi oltre mille Comuni negli ultimi tre anni e dove, però, ne rimane tuttora un numero spropositato rispetto a noi (oltre 35 mila) – è innegabile che si sia messo in moto un processo di riduzione del numero dei Comuni, peraltro “volontario” seppure molto “incentivato”, che sembrerebbe forse lento, ma comunque irreversibile. A partire dal 2009 - anno in cui i Comuni di Campolongo al Torre (716 abitanti) e di Tapogliano (456 abitanti), entrambi in provincia di Udine, si sono fusi dando vita al nuovo Comune di Campolongo Tapogliano (1.172 abitanti) – in Italia ci sono state 98 fusioni (alcune, una netta minoranza, tramite incorporazione), sono stati soppressi 237 Comuni e il numero totale dei municipi è sceso di 146 unità. A fine mese, il 31 marzo, ci sarà l’ultima fusione prevista per il 2018 con l’istituzione del nuovo Comune di Corigliano-Rossano il cui nome, forse, non brillerà per fantasia ma che, con i suoi 77.150 abitanti, diventerà il terzo centro più popoloso della regione, più del suo stesso capoluogo Cosenza. A fine mese il numero totale dei Comuni italiani scenderà a 7.954. Inoltre, secondo i dati raccolti da “Tuttitalia.it”, sono già stati approvati altri 7 processi di fusione che, tra il 2019 e il 2020, daranno vita all’istituzione di 7 nuovi Enti e alla contestuale soppressione di 20. In un altro caso si sono già tenuti, con esito positivo, i due referendum consultivi per l’istituzione del nuovo Comune di Borgocarbonara, in provincia di Mantova, ma non è stata ancora definita una data di istituzione. Il numero totale dei Comuni, come si vede, è quindi destinato a diminuire ulteriormente.
 
L’aumento del numero di fusioni degli ultimi anni è senza dubbio stato determinato anche, se non soprattutto, dagli incentivi riconosciuti ai nuovi Comuni sia dallo Stato che dalle Regioni. Incentivi che anche l’ultima legge di bilancio ha aumentato, portando dal 50 al 60% la percentuale in aggiunta dei trasferimenti e aumentando la dotazione finanziaria destinata alle fusioni di dieci milioni di euro. La decisione di dare vita ad un processo di fusione comporta però una serie di altri fattori, anche complessi, che non si esauriscono soltanto nella prospettiva di avere per un certo periodo di tempo – dieci anni – delle risorse aggiuntive. Tant’è che non sono infrequenti i casi in cui i referendum consultivi delle popolazioni interessate dai progetti di fusione finiscono con il dare un esito negativo alla prospettiva di fondersi in un Comune unico. Peraltro i risultati della fusione non si possono garantire in anticipo e, forse, almeno per il momento non si è posta abbastanza attenzione sulla valutazione dei vantaggi – quali sono stati, se ci sono stati – derivanti dai procedimenti di fusione. Anche perché, forse, i nuovi Comuni sono più o meno tutti di nuova o nuovissima costituzione e quindi non ancora maturi i tempi per poter trarre dei bilanci. In questo senso, però, va segnalato lo sforzo intrapreso dall’Emilia Romagna attraverso la costituzione di un Osservatorio regionale che si propone di monitorare i risultati amministrativi e l’impatto sulla popolazione nei nuovi Comuni risultato di un processo di fusione.
 
Per finire un breve cenno ad un paio di caratteristiche che, fino ad adesso, sembrerebbero accumunare le fusioni. A fondersi sono soprattutto piccoli e piccolissimi Comuni e, di conseguenza, anche la nuova aggregazione risultante dal processo di fusione è generalmente di piccola o media dimensione. Rappresentano in questo senso delle eccezioni proprio la fusione da cui nascerà il nuovo Comune calabrese di Corigliano-Rossano e la prima fusione in assoluto in Abruzzo che, dal primo gennaio 2019, darà vita al Comune di Nuova Pescara, un ente di quasi 200 mila abitanti risultato dall’unione dei tre Comuni confinanti di Pescara, Montesilvano e Spoltore. Un altro fattore che sembra caratterizzare le fusioni: sulle 99 operative a fine marzo 2018, 77 sono avvenute al Nord e hanno dato il via alla soppressione di 189 Comuni (su 239 totali), 19 (con 41 soppressioni) al Centro e 3 (con 9 soppressioni) al Sud. Almeno per il momento, quindi, le fusioni sembrerebbero in grado di incidere sul numero totale dei Comuni più al Nord che al Sud. In particolare, a guidare la classifica del maggior numero di Comuni risultanti da fusione e del maggior numero di Comuni soppressi sono il Trentino-Alto Adige (24 fusioni e 70 soppressioni) e la Lombardia (21 fusioni e 47 soppressioni). Al Centro le uniche regioni interessate da fusioni sono state Toscana e Marche, al Sud la Calabria e la Campania.

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