La Rivista del Sindaco


PARTECIPATE: DAL TAGLIO AL “TAGLIETTO”?

Società Partecipate
di La Posta del Sindaco
13 Marzo 2017

L’attesa sforbiciata delle partecipate rischia di uscire ridimensionata dall’accordo con le Regioni

In bilico il taglio delle partecipate (di Andrea Bassi su “Il Messaggero” del 13 marzo 2017) 
La rinegoziazione con le Regioni, resasi necessaria a seguito dalla sentenza della Corte costituzionale, rischia di ridimensionare non poco uno dei provvedimenti ritenuti più importanti della riforma Madia: quello che, nelle intenzioni del Governo, doveva dare una robusta sforbiciata all’esorbitante numero di società partecipate da Regioni ed Enti locali. Infatti nella prima versione del provvedimento attuativo del Governo, quello bocciato dalla Corte per via del mancato accordo preventivo con le Regioni, veniva stabilito che tutte le società al di sotto del milione di euro di fatturato annuo fossero chiuse in automatico. Che sono quasi 1.900, secondo la stima della Corte dei conti. A queste si sarebbero dovute aggiungere, da subito, le 1.300 controllate con un numero di consiglieri di amministrazione maggiore a quello dei dipendenti e le circa 500 con i conti perennemente in rosso. Quindi circa 3.700 società da chiudere subito su circa 8.000 totali. Tale soppressione, secondo alcune valutazioni informali, avrebbe dovuto fruttare circa un miliardo in risparmi: una cifra considerevole soprattutto in questa particolare contingenza, con il Governo impegnato nella non facile ricerca dei 3,4 miliardi di euro per la manovra aggiuntiva imposta dall’Unione europea. Fatto sta che, per via dell’insistenza delle Regioni, il Governo si è visto costretto a portare sul tavolo una bozza in cui il limite al di sotto del quale chiudere in automatico le partecipate si è dimezzato a 500.000 euro. Si tratterebbe, peraltro, di una sorta di proroga concessa alle Regioni e agli Enti locali in quanto, al termine dei prossimi tre anni, le società al di sotto del milione di euro di fatturato dovrebbero comunque essere chiuse.  Questo dell’abbassamento del limite del fatturato non è comunque l’unico punto sul quale Regioni ed Enti locali stanno cercando di strappare delle concessioni al Governo. Infatti i Comuni, su proposta dell’Anci, vorrebbero che alle loro società in house fosse consentito di partecipare a bandi anche al di fuori del loro ambito territoriale, nel caso in cui la competizione riguardasse servizi a rilevanza economica, come ad esempio nel trasporto pubblico locale o nella fornitura di gas, in settori cioè in cui da tempo il mercato è già liberalizzato. La versioni originale del provvedimento aveva infatti escluso questa possibilità, mettendo un punto fermo in una situazione in cui esisteva una sorta di vuoto normativo che spesso finiva con essere determinato nelle aule di un tribunale. Infine, un altro punto sul quale Regioni ed Enti locali vorrebbero un ripensamento riguarda le norme della legge Severino sulla incompatibilità per la nomina degli amministratori delle partecipate, ovvero sul divieto di far traslocare nelle partecipate i cosiddetti politici “trombati” alle elezioni oppure di spostarli da una poltrona di una partecipata ad un’altra. Non è però chiaro come, eventualmente, tale misura potrebbe trovare posto nel decreto sulle partecipate, visto che la delega non lo prevede espressamente. L’appuntamento per discutere di tutti questi temi è fissato per oggi, mentre l’intenzione è quella di arrivare ad un’intesa già per giovedì prossimo. Secondo indiscrezioni, il ministro Madia sarebbe pronta ad accontentarsi anche di un intervento più “soft”, pur di salvare il provvedimento sulle partecipate.

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