La Rivista del Sindaco


RIFORMA PARTECIPATE: NUOVI OSTACOLI IN VISTA

Società Partecipate
di La Posta del Sindaco
27 Aprile 2017

La commissione Affari costituzionali del Senato chiede di rivedere alcuni punti dell’intesa con Regioni ed Enti locali

Partecipate, rischio stop al Senato (di Gianni Trovati su “Il Sole 24 Ore” del 27 aprile 2017
L’avvio dei piani di razionalizzazione delle partecipate rischia un ulteriore slittamento o, peggio, lo sforamento dei tempi entro cui deve essere varato il correttivo del Dl, resosi necessario dopo la sentenza della Consulta che aveva obbligato l’esecutivo a ricercare l’intesa preventiva, e non la semplice consultazione, con le Regioni e gli Enti locali. L’accordo era stato abbastanza faticosamente raggiunto nella scorsa metà di marzo, decidendo di posticipare l’avvio della riforma al 30 settembre e facendo ampie concessioni alle richieste di Regioni ed Enti locali. La principale delle quali aveva abbastanza sostanzialmente mutato la fisionomia della impostazione iniziale voluta dal ministro Madia nel primo tentativo di riordino della giungla delle partecipate: infatti l’abbassamento della soglia da un milione di euro di fatturato - al di sotto della quale una società partecipata va automaticamente chiusa - a mezzo milione di euro ha di molto ridotto il numero delle società da tagliare. Anche se il salvagente concesso dovrebbe avere una durata limitata a tre anni: dal 2020, infatti, la soglia fatidica tornerà su a un milione di euro.  Ora però, alla vigilia del voto con cui il Parlamento dovrà ratificare l’intesa raggiunta con le Regioni e i Comuni, si rischiano nuovi inciampi. Pesano infatti sul voto finale le richieste di modifica fatte dalla commissione Affari costituzionali del Senato su due altre “concessioni” fatte dal Governo: la possibilità data alle Regioni di scegliere quali società partecipate regionali escludere dai tagli e quella - richiesta a gran voce soprattutto dai Comuni - di concedere alle partecipate la possibilità di concorrere a gare anche al di fuori del proprio territorio operativo. Sulla prima concessione - molto contestata anche dal Consiglio di Stato - la commissione chiede di limitare il potere dei presidenti di Regione, e sulla seconda che venga riservata la possibilità di partecipare a gare al di fuori del proprio territorio di riferimento soltanto a quelle società che, per ottenere un affidamento, hanno vinto una gara. Secondo indiscrezioni, sarebbe orientata sulle stesse posizioni anche la commissione Bilancio della Camera, arrivando a dare le medesime indicazioni dei colleghi del Senato. Un passaggio delicato riguarderà il come verranno “catalogate” queste indicazioni, se come semplici “osservazioni” - assimilabili quindi a dei “suggerimenti” - o invece come “condizioni”, avendo in tal caso ben altro peso. Fatto sta che, se il Governo deciderà di ignorare i pareri delle commissioni, si renderà necessario un nuovo passaggio parlamentare per spiegare la scelta fatta. Se invece ne terrà conto, rivedendo il testo del correttivo al Dl sulle partecipate, allora si renderà necessario il riavvio della trattativa con Regioni ed enti locali. Da qui l’incertezza sui tempi di approvazione del provvedimento e, più in generale, su tempi e sulla effettiva portata della più volte annunciata - e definita di cruciale importanza - riorganizzazione (o sfoltimento) delle società a partecipazione pubblica.

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