Confusione e problemi derivano dal passaggio di consegne nell’ambito della pulizia dei plessi scolastici, che dal 1° marzo sono state internalizzate. Oltre ai dubbi sulla procedura, con il Miur che si attarda a ultimare le graduatorie, minacce di ricorsi e malcontento tra i neoassunti con contratto part time (con orario e salario dimezzati), non si possono dimenticare i circa 5.000 i dipendenti che le imprese hanno assunto a tempo indeterminato in full time ed ora risultano in esubero e con procedure di licenziamento avviate.
L’allarme arriva anche da Anip-Confindustria, il cui presidente Lorenzo Mattioli dichiara che “ci sarà un peggioramento dei servizi di pulizia, in una fase particolarmente delicata per le scuole, vista l'emergenza coronavirus. È una gigantesca cambiale elettorale, il governo punta a creare un carrozzone pubblico sottraendo alle imprese di settore la pulizia delle scuole, la manutenzione e il decoro senza alcuna attenzione alla qualità. A gestirle saranno i presidi, che avranno meno tempo per occuparsi delle attività scolastiche”.
In ambito assunzioni i posti nel pubblico sono 11.263 (in genere con contratti a tempo indeterminato, per 18 ore settimanali e una paga di 480 euro al mese), mentre nelle aziende private e cooperative sono 16.700 i dipendenti con contratti a tempo indeterminato full time. Sono circa 7.000 le persone in possesso dei requisiti richiesti dal mando: titolo di terza media, assenza di carichi penali, 10 anni minimo di servizio. E nonostante il concorso pubblico dovrebbe essere il canale d’ingresso prioritario per lavorare nella PA, questi verranno assunti tramite graduatoria per titoli. “Un’operazione che produrrà quasi 10.000 disoccupati”, afferma Mattioli, “Non siamo in grado di riassorbirli, il Governo deve prendersi la responsabilità di trovare una soluzione al problema. Pagheremo la Naspi, ma salteranno le clausole sociali del cambio appalto.”
Sono quasi 25.000 i posti di lavoro creati (dal 2013 al 2017) dal settore Facility management, cleaning, igiene e sicurezza, con una crescita per le imprese dell’11,5%, per un giro d’affari di 25 miliardi, con circa 600.000 lavoratori impiegati. Un settore in crescita (rappresentante 1,5 punti di Pil), le cui “imprese potevano garantire servizi di sanificazione nelle scuole, come fanno per ospedali, aeroporti e treni”, continua Mattioli e che “il Governo minaccia con queste finte stabilizzazioni, muovendosi in controtendenza rispetto al resto d'Europa, dove queste attività "no core" sono affidate alle imprese specializzate. Senza trascurare che questa internalizzazione costerà alle casse pubbliche 2 miliardi nei prossimi 10 anni, perché a causa della denatalità serviranno meno dipendenti. Chiediamo al Governo di concedere una proroga almeno fino alla fine dell'anno scolastico.”
Preoccupazioni condivise anche da Filcams, Fisascat e Uilt, che reputano inammissibile che un settore in grado di fornire un percorso che mirava alla stabilizzazione di numerosi lavoratori, si risolva con il “licenziamento e il peggioramento delle condizioni economiche di migliaia a di lavoratori”. Un confronto viene richiesto dai sindacati alla Presidenza del Consiglio, al fine di trovare un definito percorso per garantire ai lavoratori interessati una tutela occupazionale e reddituale.
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