La riforma penale pare già sgonfia ben prima della sua possibile attuazione. Il Ddl delega che il ministro della giustizia Bonafede ha portato in campo, il cui scopo è quello di accelerare il processo penale, in modo da ridurre gli effetti negativi della nuova prescrizione, non pare convincere l’ex-procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio, che afferma “Se l’obiettivo della riforma del processo penale è quello di annullare gli effetti pervasivi della sospensione della prescrizione, accelerando i processi, allora proprio non va”. Dopo un’attenta lettura del ddl, Nordio ammette che “alcune scelte sono effettivamente utili, come l’introduzione delle notifiche telematiche, ma altre sono pericolose, come la devoluzione alle Procure dei criteri di selezione preferenziale dei fascicoli. Ogni Procura rischia così di diventare una Repubblica giudiziaria a sé stante”.
In attesa alla Camera dopo essere stata approvata dal Consiglio dei ministri, la riforma penale non pare essere utile a deflazionare il processo (cosa che invece era nei suoi obiettivi). Per Nordio, seppur vengano incentivati i riti alternativi, non si apportano a questi delle conseguenze premiali sostanziali, portando il patteggiamento e il rito abbreviato a non risultare particolarmente convenienti, cosa che porterà la maggior parte degli indagati a preferire il dibattimento, se il pubblico ministero non chiede l’archiviazione. Sarebbe quindi necessaria una forte depenalizzazione e l’introduzione della discrezionalità dell’azione penale.
L’incentivazione dei riti alternativi riguarda principalmente il patteggiamento, che viene esteso anche ai reati più gravi di quelli per cui oggi è possibile, ma le cui preclusioni ne affievoliscono la novità. Per quanto riguarda invece il rito abbreviato, lo stesso Nordio ammette che la legge delega appare fumosa e poco comprensibile nell’obiettivo che si prefissa.
Un’altra particolarità che non convince del tutto riguarda la rapidità delle indagini, che se con il criterio di richiesta di archiviazione paiono velocizzarsi, perché un indagato sarebbe prosciolto se gli elementi che l’accusa ha raccolto non ne permettono una ragionevole previsione di condanna (mentre oggi si può mandare a giudizio anche senza prova dell’innocenza dell’indagato); allo stesso tempo rischiano di allungarsi, perché per evitare che non si arrivi a processo, un Pm potrebbe impiegare maggior tempo nella raccolta delle prove a carico dell’indagato, in prima istanza.
Senza un indirizzo unitario e conseguente controllo sulle decisioni dei singoli Capi degli uffici, anche la possibilità per la Procura di selezionare le priorità appare fortemente sbagliata, con vari uffici che potrebbero far valere le proprie sensibilità politiche: classico esempio di potere senza responsabilità Dovrebbe essere proprio la politica a monte e decidere su cosa concentrare l’azione penale, ma non pare nessuno abbia il coraggio di prendere questa direzione.
Insomma, stando a Nordio, se anche ci sono delle scelte utili in questo Ddl, come l’introduzione delle notifiche telematiche e la loro semplificazione, e porta anche ad altri miglioramenti, nel complesso tutto il lavoro non pare proprio portare a quell’accelerazione dei processi tanto voluta (e sperata), né riesce ad annullare gli effetti perversi della sospensione della prescrizione.
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