Già a settembre di quest'anno, nelle scuole si doveva iniziare una rivoluzione sulla sicurezza negli istituti scolastici, tramite la legge 56/2019 (legge concretezza) introdotta e voluta dal primo governo Conte, che avrebbe obbligato il personale scolastico a sottoporsi a controlli biometrici come la registrazione delle impronte digitali e alla videosorveglianza. I controlli avrebbero riguardato i presidi e il personale amministrativo, mentre erano già stati esclusi gli insegnanti. L'obbligo è stato cancellato con il DL 126/2019 già da questo ottobre, grazie anche al parere negativo del Garante della privacy.
Vari sono i motivi che hanno portato a questa decisione, oltre alle proteste dei diretti interessati, dimostratisi fin dal principio contrari a questa misura, considerata invadente e lesiva per la privacy. Le ragioni della cancellazione si sono presentati vari problemi tecnico-pratici, tra cui appunto il parere negativo del Garante, che si è dichiarato in forte dubbio sulla compatibilità delle norme stilate per ridurre il problema dell'assenteismo nella Pubblica amministrazione con le regole vigenti nella privacy europea, in particolare riguardo la tutela dei dati, l'eccesso di sorveglianza e la proporzionalità nel trattamento dei dati personali. Riguardo questo punto, bisogna pensare che stando ai dati del Miur sono infatti circa 8,5 milioni le persone che frequentano la scuola quotidianamente, mentre la legge si sarebbe applicata solo a 200mila di queste. A livello pratico un altro impedimento sarebbe stato costituito dalla struttura dei nostri edifici scolastici, in genere dotati di un unico accesso, quindi difficile se non impossibile da gestire con l'aggiunta dei controlli biometrici e la necessità di avere un accesso libero.
La privacy all'interno della scuola è da sempre un tema sensibile, basta pensare anche ai nuovi registri elettronici i cui dati e contenuti relativi a diversi aspetti della struttura scolastica sono strettamente riservati, e non devono certo diventare di dominio pubblico. Altro aspetto riguardante la privacy, ma soprattutto la tutela degli studenti è l'uso degli strumenti elettronici ormai diventati parte della quotidianità, come smartphone e tablet, e dell'accesso ai social media. La legge prevede l'utilizzo delle registrazioni tramite questi strumenti solo in ambito di un progetto scolastico didattico-educativo. Il Garante afferma quindi che "in ogni caso, studenti e altri membri della comunità scolastica, non possono diffondere o comunicare sistematicamente i dati di altre persone, senza averle prima informate adeguatamente e averne ottenuto l'esplicito consenso". Anche la magistratura negli ultimi anni si è pronunciata vietando la pubblicazioni di dati relativi alla salute e alle sanzioni disciplinari nelle graduatorie scolastiche.
Insomma una serie di problemi e difficoltà che hanno convinto il nuovo esecutivo ad accantonare i controlli previsti con la legge concretezza, potenzialmente di difficile se non impossibile realizzazione.
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