I presidenti, riunitisi in assemblea a Bergamo, chiedono al nuovo Governo di intraprendere una serie di misure urgenti
di
La Posta del Sindaco
02 Luglio 2018
Dopo essersi riuniti in assemblea a Bergamo il 27 e 28 giugno appena trascorsi, i presidenti delle Province italiane chiedono al Governo una profonda riforma della Legge Delrio perché, a loro giudizio, il ruolo degli Enti dei quali sono a capo va ripensato radicalmente. Alle Province va restituita “dignità, autonomia e autorevolezza”. Tanto per cominciare, secondo i presidenti, il sistema elettorale introdotto dalla riforma - pensato in origine come transitorio – presenta delle “evidenti criticità”. Alle quali, peraltro, occorrerebbe mettere mano in fretta visto che, tra settembre e gennaio prossimi, scadranno i mandati di 48 presidenti e di 70 Consigli su 76 Province delle Regioni a statuto ordinario. Secondo l’Unione delle Province d’Italia Governo e Parlamento dovrebbero prendere una decisione: o si torna indietro ad un sistema a suffragio universale di elezione diretta oppure, se si vuole mantenere l’attuale elezione di secondo grado, il sistema deve essere rivisto totalmente. Qualunque decisione venga presa, la richiesta partita da Bergamo è che venga concessa una proroga ai mandati in scadenza, fino a gennaio 2019, “in attesa di una disciplina organica sul sistema elettorale delle Province, coerente con la Costituzione”.
Ma questa è soltanto una delle questioni messe sul tavolo a Bergamo. Achille Variati, presidente della Provincia di Vicenza e dell’Upi, aprendo i lavori dell’assemblea, ha dichiarato: «Bisogna restituire autorevolezza alle Province, bisogna tornare ad assicurare autonomia finanziaria e risorse per assicurare i servizi ai cittadini. Serve personale qualificato per fare ripartire la macchina amministrativa. La crisi finanziaria causata dai tagli manifestamente irragionevoli delle manovre finanziarie, è tutt'altro che risolta: 3 Province sono in dissesto, 11 in pre-dissesto; non tutte hanno ancora approvato il bilancio 2018 -2020; quelle che hanno approvato il bilancio triennale, sono riuscite a farlo solo con operazioni contabili, senza garantire la piena copertura delle spese per le funzioni fondamentali e i servizi ai cittadini». «Mancano a regime 280 milioni – ha proseguito Variati - 90 milioni nel 2018, che sono il totale di risparmio eccessivo di spesa per personale a seguito del riordino delle funzioni, calcolato in maniera errata nel 2014». Il presidente ha poi presentato altre richieste che, nell’intenzione delle Province, andrebbero accolte subito dal Governo attraverso un disegno di legge da licenziare appositamente per gli enti locali. Tra queste: l’assegnazione di 90 milioni di euro destinati all’esercizio delle funzioni fondamentali e per il conseguimento degli equilibri di parte corrente; la fine dell’azzeramento dei flussi finanziari delle Province che invece si sta verificando per i recuperi operati dallo Stato, a fronte dei mancati versamenti dei tagli imposti dalle manovre, a valere sull’imposta Rc auto e su quella provinciale di Trascrizione; la disapplicazione delle sanzioni alle Province per il mancato saldo di finanza pubblica per il 2017, anche per non vanificare l’opportunità rappresentata dallo sblocco del turn over; la creazione di un fondo sperimentale di riequilibrio per le Province e le Città metropolitane, copertura necessaria per garantire l’immediata assegnazione delle rispettive risorse agli Enti. Infine, il varo di una norma che, in coerenza con le disposizioni della Costituzione, riconduca pienamente, e con effetto immediato, la disciplina delle Province nell’ambito dell’ordinamento degli enti locali, con l’obiettivo di dare una prospettiva certa all’assetto e al funzionamento delle Province quali istituzioni costitutive della Repubblica, al pari dei Comuni e delle Città metropolitane.
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