PARALISI DEGLI APPALTI IN CAMPIDOGLIO

Commissioni deserte: per convincere i dipendenti spunta l’idea di una polizza (di Lorenzo De Cicco su “Il Messaggero” del 27 luglio 2017) 
A pochi giorni dalle sentenze di primo grado che hanno riguardato l’inchiesta denominata “Mondo di mezzo” e che, seppur escludendo l’aggravante dell’associazione a delinquere di stampo mafioso, hanno confermato il drammatico quadro tracciato dalla Procura di Roma dal quale è risultata anche una macchina amministrativa comunale pesantemente inquinata dal malaffare in diversi suoi settori, il quotidiano della capitale “Il Messaggero” segnala una situazione che ha assunto dei contorni paradossali e che, probabilmente, non è improprio mettere in relazione, seppur indiretta, con il clima che si è creato nella città e tra gli oltre 23.000 dipendenti comunali a seguito delle inchieste. Accade infatti che la maggior parte degli appalti che passano per la Direzione Centrale Unica acquisti di beni e forniture di servizi - in sostanza tutti quelli che non riguardano i lavori pubblici - sarebbero bloccati perché i dipendenti che vengono nominati nelle commissioni di gara rifiutano l’incarico per paura di incorrere in qualche guaio giudiziario e/o in richieste di risarcimento per danno erariale. La situazione è ormai talmente difficile da sbloccare che, sostiene l’articolo, in Comune starebbero studiando delle contromisure e, tra queste, l’idea di polizze ad hoc per assicurare (e rassicurare) i funzionari che si occupano di appalti. Al momento quindi sarebbero numerosi i servizi paralizzati perché non vengono assegnati gli affidamenti, le commissioni giudicatrici sono rinviate di seduta in seduta, e il tutto mentre si è alla disperata ricerca di funzionari che si assumano l’onere di vagliare le offerte e di assegnare le gare. Addirittura nella Direzione Centrale Unica Acquisti sarebbero rimasti soltanto dieci “rup” - i responsabili unici dei procedimenti, ovvero coloro che in questa Direzione seguono gli appalti dall’inizio alla fine - su 150 dipendenti totali. In teoria, una volta incaricati di far parte di una commissione giudicatrice, i dipendenti non potrebbero chiamarsi fuori, come ha ricordato anche una recente circolare del direttore generale del Comune Franco Giampaoletti. Ma poi succede che, in pratica, sono in molti a reclamare presunte “indisponibilità” o “incompatibilità” per conflitto di interessi, adducendo spesso delle motivazioni inconsistenti, generiche o addirittura surreali (come, ad esempio, il caso del dipendente che ha dichiarato di non potersi occupare dell’appalto dei servizi postali in quanto avrebbe un nipote che lavora alle Poste). Con questo andazzo, molte commesse e servizi fondamentali per la cittadinanza rimangono al palo. Due giorni fa è stata rinviata “a data da destinarsi” - formula che, rileva l’articolo, nel gergo della burocrazia non promette nulla di buono - la seduta per assegnare l’appalto per l’archivio del Dipartimento Risorse economiche. La motivazione è stata quella della “indisponibilità della commissione giudicatrice”. La stessa che ha bloccato l’apertura di due nuove case rifugio anti-violenza e di una casa di semi-autonomia. Quindi per importanti servizi destinati ad alleviare il disagio sociale. Al momento sembrerebbe bloccato perfino l’appalto per assegnare l’assistenza scolastica agli studenti disabili, con il rischio che un servizio fondamentale per tante famiglie non possa partire in tempo per l’inizio della nuova stagione scolastica.