La Rivista del Sindaco


Smart Working: come migliorerà i tempi lavorativi dei dipendenti della PA

ICT e Innovazione
di La Posta del Sindaco
20 Marzo 2018

Molte sono le normative che hanno regolamentato le attività e l’organizzazione della PA, ma quella dedicata alla conciliazione tra i tempi di vita e quelli lavorativi dei dipendenti delle varie amministrazioni, non solo è ambiziosa, ma fortemente orientata all’innovazione di un apparato spesso non al passo con i tempi.

Il Decreto Legislativo 124/2015 all’art.14 co.3 indica che attraverso direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri si sono delineate delle linee guida riguardanti la regolamentazione e l’organizzazione del lavoro al fine di permettere ai dipendenti di unire senza difficoltà vita e lavoro, attraverso la promozione del lavoro agile, che prende in considerazione due importanti strumenti, come la fissazione di obiettivi annuali per l’attuazione del telelavoro e la sperimentazione per aiutare nelle dinamiche familiari, di nuove modalità di svolgimento delle mansioni lavorative definite altresì “smart working” o “lavoro agile”.

Il telelavoro è già stato oggetto di definizione da parte della Legge n.191 del 1998, l’art.4 infatti recita: “Il telelavoro rappresenta una forma di lavoro a distanza per cui le amministrazioni, con l'obiettivo di razionalizzare l'organizzazione del lavoro e di realizzare economie di gestione attraverso l'impiego flessibile delle risorse umane, possono installare, nell'ambito delle proprie disponibilità di bilancio, apparecchiature informatiche e collegamenti telefonici e telematici, necessari e possono autorizzare i propri dipendenti ad effettuare, a parità di salario, la prestazione lavorativa in luogo diverso dalla sede di lavoro, previa determinazione delle modalità per la verifica dell'adempimento della prestazione lavorativa”.

Lo “smart working” viene indicata come un’alternativa al telelavoro e viene descritto come un patto in forma scritta tra il lavoratore e la PA, sia esso svolto a tempo determinato o indeterminato, seguendo delle precise caratteristiche, come l’esecuzione delle proprie mansioni in parte all’esterno e in parte all’interno dei locali dell’Ente. Questo criterio è definito “flessibilità spaziale della prestazione”. Per quanto riguarda i luoghi esterni all’Ente, non viene posto alcun limite in fatto di postazioni, a patto che non comprometta l’operatività del lavoratore. Altri criteri importanti per usufruire dello “smart working” sono:

  • La possibilità di utilizzo di strumenti tecnologici adatti per lo svolgimento delle mansioni, attraverso strumenti informatici e di condivisione innovativi;
  • Individuazione dei tempi dello “smart working” e scelta di fasce di reperibilità.

Questa tipologia d’accordo prevede lo scioglimento del vincolo di sede e orario, perché in primo piano è posto il rispetto degli obiettivi programmati, non importa il dove ed il quando.

L’introduzione di queste novità non deve contenere costi aggiuntivi alla finanza pubblica, né penalizzazioni nel riconoscimento del lavoro svolto. La Direttiva 3/2017, mira alla costituzione di un modello organizzativo della PA snello e flessibile, permettendo anche di avere costi contenuti. L’obiettivo programmato per i prossimi 3 anni è quello di permettere almeno al 10 % dei dipendenti di usufruire di tale vantaggiosa misura.

 


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