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IN ATTESA DI UNA LEGGE NAZIONALE, IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE AVANZA NEI TERRITORI

Il Senato non ratificherà il ddl approvato dalla Camera quasi due anni fa, ma Comuni e Regioni vanno avanti da soli
Qualità della PA
di La Posta del Sindaco
29 Gennaio 2018
Il 3 marzo del 2016 la Camera approvava, con soltanto 4 voti contrari, la proposta di legge 2272 “Disposizioni per la promozione e la disciplina del commercio equo e solidale”. Malgrado la quasi unanimità e le tante dichiarazioni di sostegno rilasciate allora, le legge si è poi arenata in Senato e non sarà questa legislatura a dotare, finalmente, anche il nostro Paese di una legge per regolare e tutelare una forma di commercio internazionale basata sulla cooperazione, il rispetto e contro lo sfruttamento economico dei produttori dei Paesi in via di sviluppo. L’approvazione della 2272 avrebbe fornito una definizione ufficiale di commercio equo e tracciato i confini di ciascun ruolo coinvolto nella filiera produttiva e distributiva, fissato i principi alla base delle certificazioni e, in particolare, il “prezzo equo” pagato al produttore. Inoltre, a tutela dei valori del commercio equo e dei consumatori di fronte alla possibilità di abusi, era prevista l’istituzione di un elenco nazionale delle organizzazioni del commercio equo che sarebbe dovuto essere gestito da una commissione ad hoc presso il ministero dello Sviluppo economico. Infine, veniva proposto un ruolo attivo di promozione di questa forma di commercio da parte dello Stato, in particolare nelle mense e nei servizi di ristorazione delle amministrazioni pubbliche, e l’istituzione di un fondo per il commercio equo e solidale di un milione di euro all’anno. Peccato: sarà (forse) per una prossima volta.
 
Una parziale forma di riconoscimento del contenuto della legge (che aveva, tra i suoi promotori, l’onorevole Realacci, già “paladino” dei piccoli Comuni), però, è arrivata dall’ultima Finanziaria, che ha confermato l’istituzione del fondo da un milione di euro e l’inserimento di meccanismi incentivanti per le imprese che partecipano a gare d’appalto per la fornitura di servizi alle pubbliche amministrazioni che includano beni certificati provenienti da commercio equo e solidale. Il conseguimento di tale risultato viene in parte rivendicato anche da Paolo Brivio, sindaco del Comune di Osnago, in provincia di Lecco, che ha esercitato una forma di “moral suasion” sul Governo attraverso un appello sottoscritto da 105 colleghi sparsi per l’Italia, anche se con una prevalenza di Comuni del lecchese e della Lombardia. Del resto, l’annuale festival nazionale del commercio equo e solidale “Tuttaunaltracosa” quest’anno si è tenuto proprio ad Osnago.
 
Ma sono molte le realtà territoriali, grandi e piccole, che ormai da anni puntano sul settore. Un ruolo da precursore in questo senso va riconosciuto all’Alto Adige, tanto che la Provincia di Bolzano è stata insignita lo scorso settembre del titolo di “Provincia equosolidale” dalla World Fair Trade Organization (WFTO), l’organismo internazionale forse più importante nel campo. La Provincia dal 1991, anno di approvazione di una propria legge sulla cooperazione allo sviluppo, ha sostenuto 110 progetti in 22 diversi Paesi a sostegno del commercio equo e solidale con un investimento finanziario di circa tre milioni di euro. I Comuni altoatesini che possono fregiarsi del titolo di “Città eque e solidali” sono ben 43 e, presto, a questi si aggiungerà Merano che pochi giorni fa ha richiesto la certificazione alla WFTO. Nella deliberazione approvata dal consiglio comunale sono previste una o più iniziative a sostegno del commercio equo e solidale, da tenersi nel secondo sabato di maggio (giornata mondiale dedicata al tema) e l’impegno a prevedere, nei bandi di gara comunali per la fornitura di alimentari, la preferenza per i prodotti provenienti da commercio equo e solidale. Una menzione speciale va poi riconosciuta anche alla Toscana, prima Regione a dotarsi nel 2005 di una legge sul commercio equo e apripista per una decina di altre Regioni italiane sparse a nord e a sud della Penisola.

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