Le elezioni a Ostia e una riflessione sui rischi di tenuta del patto sociale
La strada della democrazia passa dalle nostre periferie (di Goffredo Buccini sul “Corriere della Sera” di lunedì 6 novembre 2017)
L’articolo che segnaliamo prende spunto dai risultati delle elezioni amministrative che si sono tenute domenica scorsa per il rinnovo del Consiglio del Municipio X di Roma - quello di Ostia, commissariato da oltre due anni per mafia e che ha visto un’affermazione inedita, almeno in queste proporzioni, del movimento neofascista Casa Pound - per parlare dei problemi che affliggono le tante periferie italiane, da Torino a Palermo, e la tenuta stessa del sistema democratico e del patto sociale. Secondo il giornalista l’esito del voto di Ostia e il forte astensionismo (ha votato soltanto un elettore su tre) dovrebbe costituire un campanello d’allarme - per quella parte di classe politica che voglia prendersi la briga di ascoltarlo - assordante, che arriva dalle tante aree di disagio sparse nel Paese e a cui la politica “tradizionale” sembra non essere più capace di dare risposte. Chi uscirà vincitore dalle elezioni politiche del 2018 - secondo Goffredo Buccini, autore dell’articolo - dovrebbe tenerne conto, meglio se con il coinvolgimento dell’opposizione, prendendo spunto dal lavoro svolto da oltre un anno dalla Commissione parlamentare sulle periferie, peraltro gestita in maniera bipartisan e senza polemiche di fazione. Un primo punto da cui partire sarebbe l’attuale bando periferie: un’iniziativa giudicata positivamente ma che sembra aver avuto un limite nella mancanza di indirizzo politico e nell’aver invece privilegiato il solito finanziamento a pioggia. Mentre, a giudizio della Commissione, i prossimi bandi dovrebbero concentrare le risorse su una serie di priorità individuate insieme al ministero dell’Interno, in una cornice fornita da un patto sulla sicurezza. Un secondo punto dovrebbe riguardare un Piano nazionale Casa con nuove regole. Che dovrebbero ripristinare la legalità: ad Ostia, ad esempio, è il clan degli Spada a decidere chi può abitare, occupandoli abusivamente, negli alloggi popolari e chi non. E così anche in molte altre città italiane. Per inciso, Casa Pound e altre organizzazioni neofasciste hanno impedito a Ostia, e non solo, lo sgombero di alloggi occupati abusivamente e l’ingresso di cittadini assegnatari regolari, in quanto stranieri e non italiani. Guarda caso, il clan Spada che regna sul malaffare di Ostia, ha esplicitamente sostenuto il candidato neofascista.
Secondo i dati di Federcasa sull’edilizia popolare, in Italia ci sono 49 mila appartamenti occupati abusivamente, 45 mila sfitti e “in manutenzione” e 650 mila richiedenti case di edilizia pubblica. Lo Stato - complice l’incapacità degli Enti locali - non riesce a fare incontrare domanda e offerta, a liberare le case occupate, a mettere in circolo quelle vuote, a riparare quelle danneggiate, a combatter l’idea che un alloggio popolare pubblico non può essere considerato alla stregua di un bene da lasciare “in eredità” ad un parente o, peggio, da vendere al nero. Il terzo punto di un grande intervento nazionale di riqualificazione delle periferie dovrebbe prevedere almeno un miliardo l’anno, per i prossimi 10 anni, per intervenire sul gap infrastrutturale in sinergia con i quartieri e i municipi. “Emergenze e pericoli nascono dal vuoto dei trasporti pubblici e dal buio delle strade. Se Ostia insegna qualcosa è che la gente, abbandonata è preda di qualsiasi suggestione: la prima risposta sta talvolta in un rammendo stradale, in una lampadina riparata”. Linea dura va sostenuta pure, sempre secondo la Commissione, sulla questione dei campi rom: chiusi subito gli abusivi, presto i “tollerati” e appena possibile i “regolari”. Una severità però senza toni da caccia alle streghe ma che si limita ai fenomeni di illegalità diffusa che assediano le periferie e forniscono la “benzina” che alimenta il fuoco delle posizioni razziste e xenofobe. E quindi attenzione al livello di scolarizzazione dei bambini - che in molti campi sarebbe sotto il 20% - e tolleranza zero verso il fenomeno dei roghi tossici che scoppiano nei campi. Un’emergenza criminale e ambientale che, volendo, non sarebbe così difficile da reprimere. Infine andrebbe anche favorita l’emersione dei 500 mila circa migranti “invisibili” - perché irregolari - che popolano le pieghe più povere delle nostre città. “Una umanità dolente e clandestina che va censita, aiutata, regolarizzata ove possibile, rimandata indietro quando gli accordi bilaterali lo consentono. Ciò che non possiamo consentirci sono migliaia di ‘fantasmi’ senza identità che vagano nelle nostre strade”. E per fare questo sarebbe auspicabile un rafforzamento del sistema Sprar di seconda accoglienza, magari anche rendendolo obbligatorio. L’”irruzione dei neofascisti sulla scena pubblica” può almeno essere sfruttata come una sveglia. “Che ci serva - auspica l’articolo - Nei sottoscala delle nostre metropoli, il famoso ‘sonno della ragione’ potrebbe essere più mostruoso che mai”.