Dalla Fondazione Leone Moressa il punto della situazione sui Comuni che aderiscono volontariamente alla rete comunale Sprar di accoglienza diffusa
Il quotidiano “la Repubblica” si occupa di quei Comuni - al momento una minoranza, seppur significativa - che scelgono in maniera consapevole di dare accoglienza ai migranti traendone, nella maggior parte dei casi, più vantaggi che svantaggi. Questo è specialmente vero nel caso di molti piccoli Comuni che, ospitando i “nuovi cittadini”, riescono almeno in parte a contrastare l’inesorabile fenomeno dello spopolamento. Segnaliamo quindi un articolo che fotografa la situazione generale ed un altro che racconta il caso specifico di Chiesanuova, piccolo Comune in provincia di Torino.
Migranti, ecco i Comuni più accoglienti (di Vladimiro Polchi su “la Repubblica” del 3 gennaio 2017)
La rete SPRAR - Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati - è stata istituita nel 2002 e garantisce ai rifugiati vitto e alloggio, cercando nel contempo di favorirne l’integrazione, attraverso una gestione tutta pubblica della quale sono responsabili ministero dell’Interno e Anci ma che, operativamente, è affidata interamente ai sindaci. In un clima generale molto pesante, da “rimandiamoli tutti a casa”, e in cui il Viminale annuncia la linea dura sui migranti irregolari, la rete Sprar rappresenta probabilmente la parte virtuosa della gestione complessiva del fenomeno, che fa registrare dei numeri in crescita costante: nel 2016 in Italia ci sono stati oltre 180 mila sbarchi (contro i 153 mila del 2015) e i migranti ospitati sul territorio nel 2016 sono oltre 175 mila (contro i 103 mila del 2015). Purtroppo lo Sprar rappresenta soltanto la punta dell’iceberg del fenomeno accoglienza - infatti i profughi ospitati nei Comuni aderenti alla sua rete sono appena il 14% del totale - mentre tutto il resto fa parte di un mondo sommerso e opaco, che è sistemato nelle strutture temporanee e di emergenza gestite dai prefetti, in massima parte alberghi e residence dei quali peraltro manca anche un censimento ufficiale.
L’accordo per lo Sprar è stato ribadito lo scorso 14 dicembre tra Anci e ministero dell’Interno e ha fissato a 2,5 migranti ogni mille abitanti il tetto obbligatorio per l’accoglienza da parte di ogni Comune, mettendo però nello stesso tempo al riparo le Amministrazioni già aderenti alla rete Sprar dal rischio di dover subire altri trasferimenti decisi dai prefetti. I Comuni capoluogo che hanno in piedi dei centri Sprar sono 80 su 118 e soltanto 12 hanno un indice d’accoglienza superiore a un migrante ogni mille abitanti, con la sola Agrigento a superare il rapporto 2,5 rifugiati ogni mille abitanti. Più ospitali i capoluoghi del Sud: sono 7 su 12 (4 in Sicilia) e uno soltanto al Nord (Cremona). Ai Comuni capoluogo se ne aggiungono altri 427, un quarto dei quali con oltre 10 migranti per mille abitanti. Se si va a vedere i primi 15 Comuni per numero di rifugiati in rapporto alla popolazione totale - escludendo i Comuni con meno di 2.000 abitanti - si scopre che è ancora una volta il Sud a dimostrarsi più ospitale con ben 12 su 15. In cima alla classifica delle maggiori presenze Riace (RC) con 175 migranti su 2.238 abitanti, Vizzini (CT) con 353 migranti su 6.241 residenti e Santa Caterina dello Ionio (CZ) con 67 migranti su 2.175 cittadini. Tra i Comuni con meno di 2.000 abitanti spicca sempre un altro Comune del Sud: Camini (RC) con 118 migranti su una popolazione di 801 abitanti. “Quello che ancora non va con lo Sprar però - sottolineano dalla Fondazione Moressa - è la mancanza di omogeneità: su 8 mila Comuni, soltanto 500 gestiscono progetti”.
Nel borgo di montagna dove uno su 10 è straniero “Noi, vivi grazie a loro” (di Paolo Griseri su “la Repubblica” del 3 gennaio 2017)
Chiesanuova è un Comune montano in provincia di Torino con il più alto rapporto cittadini-migranti di tutto il Nord (non sempre e non tutto propenso all’ospitalità): 246 abitanti di cui 25 migranti. Il sindaco Giovanni Giachino assicura che il paese non ha mai avuto problemi di integrazione, anzi. L’ospitalità di Chiesanuova, del resto, risale all’ormai lontano 2001 quando, su iniziativa dell’allora segretario comunale, si iniziò ad ospitare minori non accompagnati sbarcati in Italia, affidandoli ad una cooperativa. “Nel 2009 - racconta l’attuale segretario Renzo Lacchi - ci siamo accorti che era meglio passare alla gestione diretta da parte del Comune. Così abbiamo scelto di ospitare le famiglie”. Oggi i 25 immigrati abitano in sette alloggi. “Questo è un primo vantaggio economico - spiega la coordinatrice del progetto Annalisa Fontana - perché in un piccolo paese di montagna gli alloggi sfitti sono più numerosi di quelli abitati. Il Comune paga il canone di locazione ai privati. Gli immigrati, in cambio, si danno da fare con piccoli lavoretti di manutenzione”. I vantaggi che derivano dalla presenza dei migranti sono però diversi e vengono illustrati dal sindaco al giornalista. L’ufficio postale, ad esempio, un privilegio ormai più unico che raro nei micro paesi di montagna. “Abbiamo una biblioteca. Abbiamo evitato la soppressione dell’autobus che ci collega a Cuorgné, mantenuto la scuola elementare e l’ambulatorio settimanale per gli anziani”, elenca Giachino. Non tutte rose e fiori però: “un problema ricorrente è quello dello spaesamento” racconta lo psicologo Fabio Donna Bedino che segue i nuovi arrivati. Lo conferma Hassan che aiuta Fabio, arrivato come rifugiato e ora mediatore culturale: “è capitato anche a me. Teheran ha 12 milioni di abitanti, qui siamo in 200”. Ma sembrano davvero problemi che fanno sorridere, pensando a quelli che in genere vengono associati, a volte a ragione e altre no, alla presenza dei migranti. Il sindaco Giachino è orgoglioso per i risultati raggiunti e per essere stato invitato in Vaticano all’incontro con i Comuni che accolgono i migranti: “Il Papa ci ha scritto una lettera molto bella”.