ACCOGLIENZA: FIRMATO PATTO CON 76 COMUNI DEL MILANESE

Migranti distribuiti in tutti i Comuni: è il modello Milano (di Claudia Guasco su “Il Messaggero” del 19 maggio 2017)
Il ministro dell’Interno Marco Minniti, che ci ha lavorato su parecchio, non nasconde la propria soddisfazione definendo l’accordo, raggiunto con 76 sindaci (su 134 complessivi) dell’area metropolitana milanese, un “modello per l’Italia e l’Europa” e un primo accordo “che può servire a superare i centri di accoglienza e garantisce un’accoglienza equilibrata, sostenibile e diffusa”. I firmatari, tra i quali compare anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala, hanno quindi dato il consenso ad ospitare, complessivamente, 5.065 profughi: circa 500 in più di quelli che, attualmente, sono ospitati in prevalenza dal solo capoluogo e da Bresso. Il protocollo prevede che la Prefettura si impegni “a svolgere il ruolo di stazione appaltante per i servizi di accoglienza dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale sulla base delle disponibilità individuate dai sindaci e a stipulare le convenzioni con i soggetti gestori individuati con procedure di evidenza pubblica in conformità alle direttive e circolari del ministero dell’Interno”. I Comuni firmatari, quindi, potranno beneficiare di un sistema di convenzioni pagato dallo Stato e del sostegno delle associazioni di volontariato. Il ministro sottolinea anche le ricadute positive dell’accordo dal punto di vista della sicurezza: il protocollo sarebbe allora “un investimento sul futuro del Paese, perché difficilmente chi è integrato diventa un punto di rottura per la società: chi ha fatto attentati era figlio di una mancata integrazione”. Inoltre - sempre stando alle dichiarazioni di Minniti - l’accordo sarebbe “una grande alleanza tra Stato e poteri locali, i sindaci, che non può essere gestita da Roma”. La capitale infatti: «può dare indicazioni, ma il territorio lo conoscono molto meglio i sindaci».  I primi cittadini firmatari hanno chiesto, a titolo di contropartita per la disponibilità concessa, il controllo del loro territorio da parte delle forze dell’ordine, la disponibilità di Roma ad intervenire per eventuali problemi di ordine pubblico che dovessero insorgere e, infine, certezza sul fatto che i numeri dei migranti non cresceranno a dismisura e che si tratterà di un’accoglienza a termine. Ma mentre veniva firmato l’accordo nei saloni della Prefettura, fuori non sono mancate le proteste di una decina di sindaci leghisti per il nuovo piano di accoglienza. «Non abbiamo le risorse da destinare ai nostri cittadini e il nostro personale sarebbe chiamato a far fronte a un lavoro insostenibile», ha dichiarato il primo cittadino di Parabiago Raffaele Cucchi. Mentre il capogruppo leghista al Comune di Milano ha contestato anche il metodo con cui è raggiunto l’accordo, perché a suo avviso sarebbe stato imposto dal prefetto - un non eletto - ai sindaci, che invece sono eletti dai cittadini. Una scarsa simpatia per l’operato dei prefetti ribadita dal leader leghista Matteo Salvini, che ha annunciato l’abolizione delle Prefetture tra i primi punti del programma politico del Carroccio.