La Rivista del Sindaco


REFERENDUM PER SEPARARE MESTRE DA VENEZIA: MA CHI VOTA?

Territorio e governo locale
di La Posta del Sindaco
31 Maggio 2017

a Regione Veneto alle prese con i possibili effetti del ricorso al Tar del sindaco Brugnaro

La separazione torna in Consiglio ipotesi voto per tutti i 44 Comuni (di Mo.Zi. sul Corriere del Veneto del 31 maggio 2017) 
Lo scorso 14 febbraio il Consiglio regionale del Veneto ha dato il via libera alla consultazione referendaria che dovrebbe chiedere agli elettori - per la quinta volta nella storia - se sono favorevoli a che Mestre diventi un Comune autonomo, senza fare quindi più come ora parte integrante del Comune di Venezia. Il problema è che non si sa a quali elettori chiederlo: soltanto a quelli residenti nel Comune di Venezia, e quindi agli abitanti insulari di Venezia e a quelli di terraferma di Mestre - come al momento stabilito dalla Regione - oppure a tutti quelli dei 44 Comuni che ricadono nel territorio della Città metropolitana di Venezia, come sostenuto dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro? A questo punto a preoccupare la Giunta regionale non sembra essere tanto la possibilità che non si possa tenere un election day il prossimo 22 ottobre - facendo quindi coincidere, come nelle intenzioni originarie, il referendum separatista con quello sull’autonomia del Veneto - quanto quella che il Tar, o magari la Corte costituzionale, possano invalidare il risultato del quesito e condannare la Regione per danno erariale, nel caso in cui i giudici ritengano che la convocazione degli elettori sia stata errata. Com’è noto, il Comune di Venezia ha cercato di opporsi con tutti i mezzi alla consultazione referendaria autorizzata dalla delibera regionale il 14 febbraio. Alla commissione Affari istituzionali della Regione Veneto è infatti arrivata - contro l’ipotesi di tenere il referendum - prima una delibera del Consiglio comunale e poi una identica del Consiglio metropolitano. Ultimo il ricorso al Tar del 14 aprile. La tesi sostenuta da Brugnaro nel ricorso sostiene che l’autorizzazione data dalla Regione a favore del referendum separatista - in base alla legge regionale 25 e all’articolo 133 della Costituzione - in realtà configgerebbe con la Legge Delrio che, a sua volta, sarebbe una norma di rango costituzionale. La Delrio, che ha incluso Venezia tra le nuove Città metropolitane, prevede un percorso per la separazione molto diverso da quello dei “normali” Comuni e quindi - è la tesi di Brugnaro di fronte al Tar - a deliberare la consultazione referendaria dovrebbe essere il Consiglio comunale di Venezia, a maggioranza qualificata, e alle urne dovrebbero essere chiamati tutti gli elettori residenti nei 44 comuni della Città metropolitana. A sostenere l’interpretazione del sindaco Brugnaro è già intervenuto un parere del dipartimento Affari regionali della Presidenza del Consiglio. I comitati promotori del referendum e la Regione, invece, sostengono che la Costituzione sia una legge superiore alla Delrio e che quindi le Regioni abbiano effettivamente il potere di indire referendum  e, di conseguenza, l’assoluta legittimità di quello separatista. Sarà, però intanto l’Avvocatura della Regione sembra intenzionata a correre ai ripari e, di conseguenza, a “rafforzare” la delibera autorizzativa con uno specifico disegno di legge, da sottoporre al Consiglio, che stabilisca con esattezza chi debba essere a esprimersi sul quesito per la separazione di Mestre da Venezia. Peraltro non è detto che possa essere il Tar a sciogliere il nodo: potrebbe infatti dichiararsi incompetente in quanto la delibera regionale autorizzativa sarebbe assimilabile ad un atto politico e non ad uno amministrativo. Potrebbe quindi chiamare in causa la Corte costituzionale e, quindi, allontanare ancora di più, almeno momentaneamente, la possibilità che si possa tenere il referendum. Anche per questa ulteriore ipotesi, la Regione sembra orientata verso una norma “ad hoc”.

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