Sulla carta la proposta di legge Azzolina (deputato M5S) sembra voler far fronte al problema delle classi pollaio, ovvero le classi con un numero di alunni così elevato da rendere (tra le altre problematiche) impossibile agli insegnati svolgere al meglio il proprio lavoro. Per questo in un primo momento i presidi sono stati d'accordo quanto riportato nella proposta, ma in seguito si è notato il problema legato alle coperture nel Bilancio dello Stato: senza i dovuti aiuti e finanziamenti, sarà di fatto impossibile realizzare la tanto decantata abolizione delle classi pollaio.
Si sono quindi mosse Anp, Disal e Andis, le associazioni dei dirigenti scolastiche, per mettere sotto la lente le criticità del provvedimento. Come spiegato dall'Associazione Nazionale Presidi (Anp) "le perplessità nascono dalla seguente, semplicissima, stima numerica". I dati riportati, infatti, evidenziano come "la previsione di ridurre, sia pure progressivamente, il numero medio degli alunni per classe a 20 porta alla naturale conseguenza dell'incremento del 25% del numero delle aule necessarie". In media, quindi, ogni Comune dovrebbe trovare 10 nuove aule, per un totale complessivo di 80.000 aule, senza contare tutti i collaterali, come laboratori, palestre e ovviamente insegnanti e personale aggiuntivo. All'attuale quindi la proposta pare inattuabile.
Anche l'associazione per i Dirigenti Scuole Autonome e Libere (Disal), non si può ignorare la forza dei numeri che in qualche modo viene incontro al piano della proposta. Questo perché negli ultimi 7 anni c'è stato un calo demografico pari al 2%, e nonostante si sia "riscontrato un incremento delle classi pari all'1,5%", il problema del sovraffollamento seppur persistente "non rappresenta nel breve periodo un problema di dimensioni allarmanti". Il problema per Ezio Delfino (presidente del Disal) non è però solo questione di numeri, perché è "l'intera visione didattico-organizzativa quella a cui occorre fare riferimento, guardando anche ad esperienze di altri stati europei dove sono previste più ore di studio e di presenza a scuola e modelli diversi di organizzazione didattica".
Per l'Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici (Andis) non basta infatti ridurre il numero di alunni per migliorare i processi di apprendimento, per questo viene richiesto al Parlamento e al Miur di destinare maggiori fondi per la formazione degli insegnanti, quanto per migliorare le condizioni igienico sanitarie, l'ambiente didattico e le attrezzature.
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