Dopo la sentenza sulla riforma dei musei, un nuovo dispiacere per il titolare del Mibact
Parco del Colosseo bocciato dal Tar il progetto del Mibact (di Lorenzo D’Albergo su “La Repubblica” dell’8 giugno 2017)
I giudici amministrativi del Lazio continuano a dare dei forti dispiaceri al ministro Dario Franceschini, bocciando quello che doveva essere uno dei tratti più qualificanti dell’annunciata rivoluzione del Ministero dei Beni culturali: il Parco archeologico del Colosseo, la super struttura che avrebbe dovuto accorpare una parte consistente dei beni archeologici romani. Stop anche al concorso che, entro fine mese, avrebbe dovuto selezionare il nuovo direttore manager alla guida del Parco. Secondo l’articolo, questo ultimo colpo inferto dal Tar del Lazio rischia di essere anche più doloroso di quello, che già molto rumore e malumore ha suscitato, riguardante la bocciatura della riforma dei musei e la nomina dei direttori, stranieri e non, dei nuovi musei. Anche perché, nelle 36 pagine del dispositivo del Tar, i giudici hanno argomentato usando dei toni piuttosto duri. Nella gestione del più famoso monumento di Roma, ad esempio, hanno ravvisato “la violazione del principio di leale collaborazione tra Enti” e inoltre “le disposizioni di legge non hanno attribuito al ministro alcun potere di creare un nuovo ufficio dirigenziale generale”. Secondo i giudici, in sostanza, il titolare del Mibact avrebbe tentato un colpo di mano al di fuori della sua giurisdizione. Adesso, annullato il decreto dello scorso 12 gennaio, tutto torna come prima: riecco la Soprintendenza speciale per il Colosseo ed ecco l’attuale direttrice (ad interim) del Parco tornare alle sue precedenti mansioni. A festeggiare, ovviamente, è stato il sindaco di Roma Virginia Raggi, che su Twitter ha scritto: «Roma resta di tutti. Sconfitto il tentativo del Governo di gestire in totale autonomia e senza concertazione il patrimonio culturale della nostra amministrazione». Non è detto però che finisca così. Questo è soltanto il primo round di uno scontro che sicuramente riguarda due acerrimi avversari politici - il partito democratico e il movimento 5 stelle - desiderosi di farsi lo sgambetto l’un l’altro e, anche, la ripartizione di un ricco bottino. Il Colosseo è infatti il monumento più redditizio d’Italia: 6,4 milioni di accessi nel 2016 per 60 milioni di euro di ricavi. Il Mibact, infatti, ha già dato mandato per il ricorso all’avvocatura dello Stato, chiedendo peraltro il contestuale annullamento degli effetti della sentenza del Tar. Il Consiglio di Stato dovrà così pronunciarsi su questa questione, così come sulla precedente riguardante l’annullamento delle nomine dei direttori, e non è detto che non decida di coinvolgere nella decisione anche la Corte costituzionale. Quello che è sicuro è che, anche questa volta, il ministro non è sembrato entusiasta dell’operato dei giudici amministrativi: «Fatico a capire perché 31 musei e parchi archeologici, dagli Uffizi a Pompei alla Reggia di Caserta, vadano bene e il 32esimo, giuridicamente identico agli altri, invece no».