I dati della relazione presentata dal commissario Gutgeld alla Camera
P.a., la spending non è un bluff (di Francesco Cerisano su “Italia Oggi” del 21 giugno 2017)
Secondo quanto illustrato alla Camera dei Deputati dal commissario alla revisione della spesa, Yoram Gutgeld, nel 2017 i risparmi di spesa saranno di 29,9 miliardi di euro e, per il prossimo anno, arriveranno a 31,5 miliardi. Partita all’inizio con “il freno a mano tirato” - 3,6 miliardi nel 2014, 18 nel 2015 e 25 nel 2016 - alla fine la spending review sembra aver prodotto dei risultati considerevoli. Al netto dei costi per gli stipendi che rappresentano da soli la metà della spesa corrente comprimibile - 164 su 327,7 miliardi - la revisione della spesa pubblica ha inciso per il 18% concentrandosi particolarmente sugli acquisti di beni e servizi grazie all’azione della Consip e all’aggregazione delle procedure di acquisto. Ma risparmi importanti sono arrivati anche dal capitolo riduzione del personale che, grazie al blocco del turn over negli anni 2013-2016, ha visto scendere gli organici pubblici di 84 mila unità, pari al 3,8% del totale complessivo e con un contributo del 7% del solo personale ministeriale. Anche l’amministrazione centrale quindi, sebbene spesso accusata di forti resistenze dinanzi a qualsiasi ipotesi di razionalizzazione della spesa, ha fatto la sua parte contribuendo per il 24% della spesa complessiva, al netto del costo del personale, mentre la pubblica amministrazione locale ha inciso per il 17%. Nella sua relazione il commissario Gutgeld ha sottolineato come la spending review italiana abbia conseguito i risultati più significativi, dopo la Grecia, nei Paesi dell’area Ocse. Meglio ad esempio di Francia e Spagna, nei cui confronti sono state avviate procedure di infrazione per deficit eccessivo. La spesa italiana per consumi finali della pubblica amministrazione sarebbe ora, insieme a quella della Spagna, “la più bassa tra i grandi Paesi europei in termini di incidenza sul Pil”, ha sostenuto il commissario. La spending review tricolore si sarebbe concentrata soprattutto su tre delle cinque macro-aree in cui si articola la spesa pubblica corrente: Sanità, Comuni e Sicurezza. Meno sulle restanti due rappresentate da Istruzione e Difesa. La prima perché scarsamente comprimibile, visto che è rappresentata per il 90% dai costi del personale e considerando anche che, tra gli obiettivi principali del piano “Buona Scuola”, c’è proprio quello del rafforzamento degli organici. Per quanto riguarda la Difesa, si è tenuto conto della cosiddetta Legge Di Paola (n. 244/2012) che prevede la riduzione degli organici delle forze armate da 220 mila a 170 mila effettivi.
«Faccio appello al Governo in carica, e a quello che verrà, a non mollare la presa, ci vuole tempo per raggiungere i risultati. - ha commentato il commissario Gutgeld - Il lavoro sugli acquisti è iniziato ad aprile 2014 e ha cominciato a dare risultati due anni dopo. I risultati veri li darà nei prossimi anni». Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, nell’apprezzare il lavoro del commissario, ha sottolineato che per la Pa una sfida tanto importante quanto quella della riduzione sia quella della “capacità di spesa”: «Se vogliamo accompagnare la crescita - ha sostenuto - dobbiamo continuare con il lavoro del commissario Gutgeld ma dobbiamo essere capaci di fare investimenti, di portare a termine le opere pubbliche. Abbiamo bisogno di buona spesa, di spesa efficiente, di spesa per il lavoro e per gli investimenti».