Si torna a parlare di problemi per l'Inps che possono portare a ritardi per le pensioni nella scuola. Migliaia di dipendenti sembrano essere a rischio di non poter incassare a settembre, l'assegno dovuto, perché l'istituto ha difficoltà ad accertare il diritto alla pensione del personale. I sindacati hanno subito richiesto chiarezza riguardo queste voci, spingendo l'Inps a rispondere alle questioni che si sono create in seguito al comunicato stampa del 12 luglio. In questa nota, si specifica che l'Inps, da quest'anno, ha accentrato su di sé le attività di certificazione del diritto alla pensione del personale scolastico, mentre in precedenza ricopriva solo il ruolo di accertatore delle pensioni liquidate, la cui certificazione avveniva per mezzo del Miur.
La mole di richieste di pensionamento, unita all'accentramento della certificazione potrebbe portare l'Inps a non riuscire a svolgere in tempo l'incarico preposto, per questo si è richiesto di procedere in maniera preventiva, per verificare il diritto al pensionamento dei vari richiedenti. Nel comunicato l'Inps avvertiva di questa difficoltà, facendo notare come sono state presentate oltre 41.000 richieste di cessazione e verificando un aumento del 30% (rispetto al 2017) delle richieste di collocamento a riposo. Nonostante tutte le domande di pensionamento, siano state presentate entro il 20 dicembre 2017, termine ultimo legale, a ben 4.600 dipendenti scolastici non è ancora stata accettata la richiesta, mentre per 36.700 (ora ex)dipendenti l'accertamento ha avuto un normale decorso. Questo ritardo fa preoccupare, perché la stima di 42.000 domande di pensionamento di personale docente, dirigenti e personale Ata era già stata resa nota a gennaio del 2018, quindi con un largo anticipo, proprio per dare il tempo di svolgere le certificazioni e gli eventuali approfondimenti nei tempi stabiliti.
Ci sono state smentite (apparse un po' forzate) riguardo l'utilizzo di nuove presunte modalità di calcolo, che parevano aver causato questi ritardi. L'istituto previdenziale ha tenuto a precisare che da sempre ha utilizzato il criterio dell'anno commerciale in corso per eseguire la verifica del diritto alla pensione. Anche in caso il ministero avesse adottato una diversa modalità di calcolo, le (lievi) problematiche dovrebbero riguardare solo i periodi di pre-ruolo, riconosciuti con provvedimenti di competenza del Miur; la differenza di circa 200 giorni, paventata da alcuni, non avrebbe quindi fondamento. Intanto, il direttore generale dell'Inps, Gabriella Di Michele, in data 12 luglio, si è incontrata con i sindacati della scuola, al fine di mostrare tutta l'attività riguardante la questione delle certificazioni per il pensionamento del personale scolastico, dimostrando quanto l'istituto previdenziale tenga in considerazione tutta la circostanza, e la grande attenzione con cui viene affrontata. Si spera quindi di sbrogliare questa problematica e di risolverla in tempi utili. Non resta quindi che stare a vedere.
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