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BONIFICA AMIANTO: RESTA ANCORA (QUASI) TUTTO DA FARE

Secondo un dossier di Legambiente, a 26 anni della legge che l’ha messo al bando, bonificato soltanto il 2,5% degli edifici con presenza di amianto
Qualità della PA
di La Posta del Sindaco
10 Maggio 2018
Sono passati 26 anni dalla legge 257 del 1992 che aveva messo al bando in Italia l’amianto in quanto riconosciuto alla stregua di gravissima minaccia per la salute pubblica. Da allora, però, non molto sembrerebbe essere stato fatto o, almeno, moltissimo resterebbe ancora da fare. E’ quanto si apprende leggendo il dossier “Liberi dall’amianto?” presentato da Legambiente lo scorso 28 aprile, giornata mondiale dedicata alle vittime dell’amianto. E c’è davvero da che restare increduli, ad iniziare da uno degli obblighi previsto da quella legge: Regioni e Province autonome avrebbero dovuto pubblicare – entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore – i Piani regionali amianto (PRA). Ebbene, a quanto scrive Legambiente, almeno due risulterebbero non averlo ancora fatto: Lazio e Trentino. Ma almeno si può contare su di un dato certo sulla presenza di edifici e siti contaminati dall’amianto nel nostro Paese? Dopo tanti anni, si spererebbe di sì. Ma non è così. Legambiente ha spedito a tutti gli uffici competenti di Regioni e Province autonome dei questionari da compilare che riguardavano sette aspetti relativi alla sostanza killer: presenza dei PRA, stato di avanzamento di censimento e mappatura sulla presenza dell’amianto, stato di avanzamento delle bonifiche, monitoraggio, impianti di smaltimento sul territorio, costi e eventuale applicazioni di incentivi, attività di formazione e informazione. Ebbene, sei Regioni su 21 non hanno proprio risposto, nove hanno dichiarato che il censimento è ancora in corso e soltanto in sei hanno dichiarato completato il censimento (ma in un caso per i soli edifici pubblici).
 
In base alle risposte ricevute, a Legambiente risulta che in Italia ci sarebbero 370 mila strutture in cui è presente amianto. Di queste, 20.296 sono siti industriali, 50.744 edifici pubblici, 214.469 edifici privati, 65.593 coperture in cemento amianto e 18.945 sono classificate come altre tipologie di siti. Ma si tratta di un totale certamente sottostimato, per via delle Regioni che non hanno risposto e perché anche i numeri forniti, ad esempio rispetto al precedente rilevamento fatto da Legambiente nel 2015, risultano in sensibile aumento: ulteriore segno che un censimento e una mappatura esaustiva a sulla presenza dell’amianto è ancora lungi dall’essere realizzata. Secondo i dati raccolti dall’associazione ambientalista risultano ad oggi essere stati oggetto di procedure di bonifica o rimozione dell’amianto soltanto 6.869, tra edifici pubblici e privati, su un totale di 265.213. In totale, quindi, risulta bonificato soltanto poco più del 2,5%. Intanto di mesotelioma maligno – una forma di tumore particolarmente aggressiva amianto correlata – ci si continua ad ammalare (quasi 22 mila casi registrati tra il 1993 e il 2012) ed è previsto che nei prossimi anni si verificherà un picco di nuovi casi, visto anche il periodo di lunga latenza della malattia e l’esposizione che ancora oggi – dati alla mano - non è possibile escludere. Di fronte ad una situazione (ancora) da piena emergenza, non sembra adeguata la risposta a livello istituzionale né la consapevolezza tra l’opinione pubblica. Secondo Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente: «dal dossier emergono tre questioni prioritarie – bonifiche, smaltimento e leva economica – che devono essere affrontate con la massima urgenza sia a livello regionale che nazionale. Occorre completare al più presto il censimento e la mappatura dei siti contenenti amianto, su cui definire le priorità di bonifica a partire dalle scuole in cui è ancora presente la pericolosa fibra».


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