La Rivista del Sindaco


FONDO NAZIONALE PER LA MONTAGNA: PUBBLICATE LE GRADUATORIE PER IL RIPARTO

20 milioni per i progetti presentati dai Comuni montani. Uncem: “un segnale importante per il Paese”
Territorio e governo locale
di La Posta del Sindaco
17 Aprile 2018
Dopo aver pubblicato a fine 2017 la graduatoria per il Fondo nazionale per la montagna destinato ai Comuni di un primo gruppo di regioni (Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna), il ministero delle Autonomie e degli affari regionali ha emesso nei giorni scorsi il secondo decreto riguardante le restanti regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Abruzzo, Molise, Campania e Calabria). Il Fondo è stato reintrodotto nel 2013, dopo aver subito un periodo di “congelamento” durato tre anni e, per il 2018, metterà a disposizione dei progetti presentati dai Comuni di montagna 20 milioni di euro. Questi dovranno essere dedicati ad iniziative di contrasto della desertificazione commerciale che caratterizza, o minaccia di farlo, tante realtà dei piccoli Comuni montani. Le tipologie di intervento previste e finanziate dai due decreti, anche cumulabili tra loro, sono tre e riguardano:
  • l’incentivazione agli esercizi commerciali per l’avvio, il mantenimento o l’ampliamento dell’offerta commerciale anche in forma di multiservizi (compreso anche l’acquisto di arredamento, la realizzazione o partecipazione a siti di e-commerce, l’acquisto o noleggio di strumenti per la realizzazione di internet-point);
  • il finanziamento di servizi di consegna su ordinazione delle merci a domicilio;
  • il finanziamento di servizi di trasporto, ove mancanti o non sufficienti a rispondere alle esigenze della popolazione locale con particolare riferimento a quella residente nelle frazioni, per il raggiungimento delle sedi dei mercati nell’ambito dei territori montani.

 
La valutazione dei progetti ammessi al finanziamento è stata curata da ciascuna Regione e le graduatorie hanno tenuto conto soprattutto dei seguenti criteri: l’assenza o la carenza di esercizi commerciali nel territorio comunale; le richieste di finanziamento destinate ad esercizi commerciali funzionanti anche come fornitori di servizi utili per la popolazione; l’incremento di occupazione per la popolazione locale; la destinazione del finanziamento alla creazione di centri multiservizi in cui fosse inclusa anche la vendita di prodotti locali. Resta poi di importanza fondamentale, secondo l’Uncem, l’azione di sensibilizzazione per sostenere il commercio dei borghi, delle botteghe e degli esercizi di prossimità, ovvero dei presidi non solo commerciali che di fatto tengono in piedi la vita di un paese. Da segnalare in questo senso l’iniziativa “Compra in valle, la Montagna vivrà”, lanciata dall’associazione già da diversi anni. Un invito rivolto in primo luogo ai turisti che visitano i territori montani, magari a quelli che lo fanno per la gita o un’escursione di un giorno soltanto e che, anziché portarsi le provviste da casa, sono invitati ad acquistarli nelle piccole botteghe o nei bar di paese. Una maniera concreta di contrastare la desertificazione commerciale che, senza una qualche forma di sostegno particolare da parte delle istituzioni e di chi ama la montagna, è destinata ad avanzare inesorabilmente. Basti pensare che soltanto in Piemonte sono oltre 90 i Comuni in cui non è rimasto nemmeno un negozio e, calcola l’Uncem, circa 300 sarebbero quelli che, nel giro di qualche anno, potrebbero perdere anche l’ultimo bar o esercizio commerciale.
 
Enrico Borghi, presidente dell’Uncem, ritiene che i 20 milioni del fondo possano aiutare i Comuni a offrire migliori servizi e a fermare l’abbandono e lo spopolamento delle aree interne. Ma, ovviamente, non possono essere sufficienti. «Dobbiamo anche avviare un lavoro intenso – ribadisce il presidente – con le istituzioni centrali e le Regioni per una fiscalità peculiare e specifica nelle aree montane. Lavoreremo a una legge che affronti il tema, con concretezza e senza demagogia, rappresentando la complessità dei territori italiani. La desertificazione e la carenza di servizi sono emergenze non solo per i borghi e per i piccoli Comuni interessati, bensì per l’Italia intera. Le politiche devono tenere conto dei processi sociali ed economici dei territori, orientando scelte specifiche che riducano le sperequazioni tra aree urbane e aree interne del Paese, generando coesione e crescita».

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