“Davide ha vinto contro Golia”, così hanno titolato la maggior parte dei quotidiani della provincia di Treviso, e non si riferivano all’eliminazione del Barcellona da parte della Roma, ma bensì ad una
sentenza della quarta sezione del Consiglio di Stato che ha dato torto alla Presidenza del Consiglio dei ministri e ai ministeri dell’Economia e dell’Interno e, di conseguenza, ragione a 44 Comuni della Provincia di Treviso, capitanati da Conegliano e sostenuti nella loro battaglia dall’Associazione Comuni della Marca Trevigiana. In realtà le ragioni dei Comuni erano già state riconosciute una prima volta, nel febbraio del 2017, dal Tar del Lazio che aveva accolto il ricorso da loro presentato contro lo Stato. Ora, con questa seconda sentenza che dà torto ai ricorrenti contro la prima, si è definitivamente chiuso un capitolo e ai Comuni dovrà andare un risarcimento di circa 25 milioni di euro.
L’oggetto del contendere era stato il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri “Fondo di solidarietà comunale. Definizione e ripartizione risorse spettanti per l’anno 2015” risalente (occorre prestare attenzione alle date, perché si riveleranno fondamentali nelle decisioni dei magistrati) al 10 settembre 2015 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 5 ottobre dello stesso anno. I Comuni in questione ne hanno chiesto l’annullamento sostenendo l’iniquità dei meccanismi di riparto delle risorse del Fondo – basati per l’80% sul criterio delle risorse storiche e per il 20% su quello dei fabbisogni standard e delle capacità fiscali – perché penalizzante le amministrazioni virtuose a vantaggio di quelle più “allegre” nella gestione dei conti. E in effetti i Comuni della Marca – non solo loro, ovviamente, ma sono loro ad aver presentato ricorso e a essersi visti riconosciuta la ragione – hanno finito per avere restituite dallo Stato delle percentuali irrisorie rispetto a quanto versato nel Fondo. A titolo di esempio, il Comune di Conegliano (che è stato uno di quelli a rimetterci di più) ha versato circa 4 milioni e ha avuto indietro soltanto 112.000 euro all’incirca. Inoltre, come sostenuto dall’avvocato dei ricorrenti, il decreto aveva fatto la sua comparsa nell’autunno del 2015, e quindi ad esercizio finanziario quasi concluso. Ed è stato proprio questo ultimo punto ad aver convinto i giudici del Tar del Lazio, che nella loro sentenza hanno affermato come le riduzioni nei trasferimenti dovessero avvenire in tempo utile per poterne tenere conto nei bilanci di previsione.
Contro la decisione del tribunale amministrativo il Governo aveva fatto ricorso, nel maggio scorso, sostenendo che la quota di ripartizione basata sui fabbisogni standard e le capacità fiscali era stata innalzata dal 10 al 20% del totale, che il termine ultimo per l’approvazione dei bilanci preventivi era stato prorogato al 30 luglio 2015 e, soprattutto, che la diversa ripartizione delle risorse era stata comunicata sul sito internet del ministero dell’Interno fin dal 23 gennaio. Motivazioni che non hanno affatto convinto i magistrati del Consiglio di Stato, che hanno sottolineato come al 30 luglio 2015 non fosse stato emesso alcun decreto, come l’informazione via web non ha di per se alcun valore legale e come i Comuni non fossero tenuti a consultare il sito del ministero alla ricerca dei comunicati in questione. Il decreto è stato quindi annullato con la motivazione che l’adozione del provvedimento “ad esercizio finanziario avanzato e successivamente al termine ultimo fissato per legge per la predisposizione dei bilancio determini una sicura lesione dell’autonomia finanziaria dei Comuni”. A Conegliano e agli altri 43 Comuni della Marca sarà quindi garantita la restituzione delle riduzioni non dovute, ma la decisione riguarderà soltanto i Comuni ricorrenti e non verrà estesa a tutto il resto dei Comuni italiani, risparmiando così allo Stato un salasso di portata molto maggiore.
Mariarosa Barazza, presidente dell’Associazione Comuni della Marca Trevigiana, cui si deve il sostegno dell’azione giudiziaria, ha espresso grande soddisfazione: «La cosa importante di questa sentenza è che il Consiglio di Stato riconosce che con il decreto annullato era stata lesa l’autonomia finanziaria dei Comuni, principio costituzionale. I Comuni che hanno fatto ricorso otterranno indietro dallo Stato le risorse indebitamente sottratte. Aver unito le forze tra Comuni virtuosi di un territorio storicamente penalizzato ha portato ad ottenere giustizia e risultati concreti».