Innanzitutto, cos’è il GPP o Green Public Procurement? Si tratta degli acquisti “verdi” della Pubblica Amministrazione, al fine di porre le basi per la green economy nel Bel Paese.
Nell’aprile dello scorso anno, il Decreto Legislativo n.56/2017, deputava il compito di monitoraggio e applicazione dei CAM (Criteri Ambientali Minimi) all’Ente Anticorruzione. Il 19 marzo appena trascorso invece, è stata firmata l’intesa tra Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al fine di rigenerare il rapporto di collaborazione per fornire attuazione piena alle leggi riguardanti la sostenibilità ambientale degli acquisti della PA.
In cosa consiste questo protocollo? Innanzitutto è suddiviso in tre aspetti principali: la creazione di programmi formativi per i dipendenti della Pubblica Amministrazione, la vigilanza sul rispetto dei CAM e la condivisione di best practices tra tutti gli uffici dell’Amministrazioni, attraverso atti come bandi, capitolati ecc.
Il Ministero per l’ambiente sostiene che questa collaborazione permetterà di offrire una applicazione corretta ed uniforme delle indicazioni contenute nel documento del 19 aprile. Gli obiettivi che la Pubblica Amministrazione si prefigge sono: il miglioramento e efficientamento dell’uso dell’energia (contenendo così l’emissione di gas serra), la riduzione dei rifiuti attraverso il sistema del riutilizzo di materiali riciclati, l’avvio di una campagna all’insegna della crescita tecnologica e ultimo, ma non meno importante, l’ottimizzazione della Spesa Pubblica, che non riguarda solamente il mero fattore economico, ma anche quanto il ciclo di vita del prodotto in questione incide sull’ambiente.
Parlando un po’ di dati, oggi in Italia gli acquisti effettuati dalla Pubblica Amministrazione corrispondono al 17% circa del PIL, cifra accostabile a 285milioni di euro. Gli acquisti contenuti in queste cifre dovrebbero già essere “green”, in quanto il GPP è in vigore da un paio d’anni.
I dati ANAC (risalenti al 2016) ci rassicurano da questo punto di vista, in quanto si stima che ben 111,5 miliardi di euro (valore totale degli appalti con importi pari o superiori a 40mila euro) corrispondono ad altrettanti acquisti “verdi”.
A questo punto si può sostenere che il rispetto di tali regole, influenzerà direttamente gli offerenti, obbligandoli a fornire prodotti ecosostenibili.
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