La Rivista del Sindaco


CARTA D’IDENTITÀ ELETTRONICA: ENNESIMO RICHIAMO AI COMUNI RITARDATARI

Nuova circolare del ministero dell’Interno per sollecitare i prefetti ad intervenire con i Comuni inadempienti
ICT e Innovazione
di La Posta del Sindaco
29 Marzo 2018
Si avvicina la scadenza di agosto 2018, termine entro il quale il processo di emissione della nuova carta d’identità elettronica (CIE) dovrà essere “attuato gradualmente” in tutti i Comuni italiani e il Viminale, attraverso la direzione centrale dei Servizi demografici, sollecita con una nuova circolare – la numero 7 del 26 marzo – tutti i prefetti perché richiamino all’ordine i Comuni che rischiano di mandare a monte l’ambizioso traguardo. A distanza di circa tre mesi dalla circolare precedente il ministero dell’Interno torna ad insistere affinché tutti i Comuni si mettano in regola con i previsti adempimenti preliminari all’istallazione delle postazioni da lavoro e le attività di monitoraggio che rappresentano la quarta fase del processo di emissione della CIE. Tali adempimenti, in particolare, prevedono la compilazione di apposite schede disponibili on line sul sito della direzione dei Servizi demografici e sul portale dedicato della CIE. Ai prefetti si chiede di sensibilizzare i Comuni sulla necessità di “dare tempestiva esecuzione” agli adempimenti descritti sopra e di monitorare costantemente l’avanzamento del progetto nei Comuni di competenza attraverso l’apposito “Portale delle Prefetture”.
 
Di fatto la circolare non fa altro che ribadire, in forma più concisa, il richiamo all’ordine dello scorso dicembre. In quell’occasione alla circolare era anche allegato l’elenco dei circa 500 Comuni che risultavano e, sembrerebbe, tutt’ora risultano completamente inadempienti. In quell’occasione veniva citato il monitoraggio sullo stato di attuazione del progetto svolto dalla commissione interministeriale CIE dal quale emergeva che molte amministrazioni comunali avevano richiesto lo slittamento della data di installazione e di attivazione delle postazioni dedicate e il fatto che, altri Comuni, sebbene dotati delle apparecchiature non avessero ancora avviato il processo di emissione delle carte. Tutto ciò determinava una “significativa discrepanza tra il numero dei Comuni che, in base al piano di dispiegamento, dovrebbero emettere la CIE, ed i Comuni che effettivamente la rilasciano, compromettendo così la piena ed efficace realizzazione del progetto in questione che, com’è noto, riveste carattere di interesse nazionale”. Inoltre la circolare ricordava ai Comuni che, nel momento di effettiva operatività delle apparecchiature, questi – salvo i previsti casi eccezionali – siano tenuti a rilasciare la nuova CIE e ad abbandonare quella delle carte d’identità in formato cartaceo. Anche perché – veniva specificato – il quantitativo delle carte d’identità cartacee distribuito alle Prefetture è stato notevolmente diminuito proprio in considerazione dell’emissione delle nuove CIE. I prefetti erano quindi invitati a sensibilizzare ulteriormente i Comuni inadempienti sull’importanza del progetto “CIE 3.0” e sulla necessità di assicurare il rilascio delle nuove carte “in uno spirito di massima e fattiva collaborazione interistituzionale”.
 
Di carta d’identità elettronica nel nostro Paese se ne è cominciato a parlare almeno dal 1997 quando, se si fosse riuscito a concretizzare il progetto, davvero saremmo stati all’avanguardia in Europa. Poi una lunga serie di ritardi, perfino di versioni realizzate in materiali che si disfacevano a poco tempo dal rilascio, sperimentazioni in Comuni pilota più o meno difficoltose fino alla svolta del 2015, in cui si è optato per uno standard davvero in grado di diventare non soltanto un documento d’identità, ricco di informazioni personali protette con elevati livelli qualitativi di sicurezza, ma – potenzialmente – anche la tanto rincorsa carta unica dei servizi per tutti i rapporti con la pubblica amministrazione. Se quindi sembra che si è finalmente riusciti ad ingranare la strada giusta - peraltro centralizzando la produzione materiale dei documenti in un unico stabilimento della Zecca di Stato a Roma – i ritardi hanno continuato ad accumularsi. Secondo un articolo apparso su “la Repubblica” esattamente un anno fa, i Comuni che emettevano la CIE erano appena 199 e i cittadini che ne erano in possesso soltanto 300.000. Si ipotizzava quindi un ritardo incolmabile rispetto alla scadenza del prossimo agosto. Il ministero dell’Interno, dal canto suo, a fine ottobre 2017 scriveva sul proprio sito che era stata emessa la milionesima CIE e che il rilascio del nuovo documento stava avvenendo in 650 Comuni, equivalenti alla copertura del 50% della popolazione nazionale. Meglio, ma il traguardo di agosto 2018 davvero sembra difficile da raggiungere e, sicuramente, seppure tutti i Comuni a quella data dovessero essere attrezzati per l’emissione della CIE, l’abbandono totale della versione cartacea avverrà probabilmente in maniera molto più graduale del previsto.

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