Atteso da dieci anni, il ministro dell’Ambiente garantisce la sua approvazione entro la fine del 2017
La prevenzione (di Antonio Cianciullo su “la Repubblica” dell’11 settembre 2017)
Tanti gli articoli che, all’indomani del disastro ambientale che ha colpito la città di Livorno, si soffermano sul problema delle catastrofi, più meno annunciate, che a intervalli regolari colpiscono la nostra penisola e sul conseguente rimpallo di responsabilità tra i vari livelli istituzionali coinvolti o supposti tali. Quello selezionato dalla nostra redazione è a firma del giornalista di “Repubblica” Antonio Cianciullo e riguarda la predisposizione del Piano nazionale di adattamento ai mutamenti climatici, un impegno preso a suo tempo (2007) e poi disatteso dai vari Governi che si sono succeduti e che, forse, avrebbe potuto evitare qualche catastrofe o almeno aiutato ad affrontarla più preparati. Per questo l’articolo esordisce parlando di “alluvioni colpose”. Perché mancano le mappe delle aree a rischio - quelle che dovrebbero consentire alle autorità di ordinare l’evacuazione di uno scantinato in previsione dell’ennesima bomba d’acqua - o nuovi e più avanzati criteri di sicurezza infrastrutturale, in gradi di mettere in sicurezza, ad esempio, una linea ferroviaria a rischio alluvione. Bastava tenere fede a quanto stabilito alla Conferenza sull’adattamento climatico del 2007, al termine della quale, l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi e diversi ministri dichiararono che restare inerti davanti alla minaccia climatica sarebbe stato da irresponsabili. Ma purtroppo un’inerzia, colposa o peggio, è proprio l’atteggiamento cui si è assistito negli ultimi anni. «L’idea di un nuovo atteggiamento da adottare per fronteggiare il cambiamento climatico, che tra l’altro sarebbe anche l’occasione per un rilancio economico in direzione green, non è penetrata né nella pubblica amministrazione né nel senso comune» commenta il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci. «La due giorni sul clima del 2007, preceduta da un anno di conferenze tecniche organizzate dalle Arpa e dall’Ispra, doveva dare il via a una grande operazione di alfabetizzazione climatica del paese e a provvedimenti concreti per ridurre il rischio» ricorda l’allora ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio «ma il progetto fu fermato, nonostante le evidenze scientifiche, e alla fine nessuno dei piani pensati per mettere in sicurezza il territorio fu realizzato». Eppure tutte le previsioni climatologiche formulate in quel 2007 si sono puntualmente avverate, i fenomeni meteo estremi hanno effettivamente subito un’accelerazione in tutto il pianeta e in maniera particolare nell’area del Mediterraneo, come ricorda Vincenzo Ferrara, climatologo e coordinatore scientifico della Conferenza. «E’ vero, c’è stato un ritardo, ma questo Governo ha preso l’impegno di approvare il piano nazionale di adattamento e lo faremo entro la fine dell’anno» assicura l’attuale ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. L’elaborazione di questo piano di adattamento (che ci vedrebbe comunque in ritardo su molti paesi europei) - sottolinea l’articolo - ha richiesto 6 anni e le 195 pagine di cui si compone è, in buona parte, un elenco di progetti che non hanno al momento né priorità né finanziamento. Per renderlo operativo bisognerebbe prima raggiungere una serie di accordi con le Regioni, prevedere una serie di scadenze precise e, anche, reperire risorse economiche da destinargli. Insomma, non sembrerebbe bastare la semplice - seppur fuori tempo massimo - approvazione del Piano e, come ricorda l’articolo, “il caos climatico non ci dà altri 6 anni di tempo”.