La Rivista del Sindaco


ANAC stoppa l’obbligatorietà della pubblicazione degli stipendi dei dirigenti sul web

Dirigenza degli Enti Locali
di La Posta del Sindaco
22 Marzo 2018

La palla ora passa alla Corte Costituzionale, le richieste degli oltre 156mila dirigenti pubblici della Penisola, di eliminare dalla rete la pubblicazione online dei loro compensi, sembrano essere state accolte dall’Autorità Nazionale Anticorruzione, presieduta da Raffaele Cantone.

La decisione presa il 15 marzo scorso, parte dai Decreti del 2013 che hanno portato alla cosiddetta “Legge Severino”, disposizione che aveva ed ha lo scopo di combattere corruzione e mancata trasparenza della Pubblica Amministrazione. Per soddisfare quest’ultimo punto, era stato richiesto a Ministri, Sindaci, Assessori ed altri dirigenti della PA, di pubblicare online i loro patrimoni, redditi, rimborsi spese, ecc.

Questa tipologia di provvedimento ha creato un grande dibattito tra coloro che sostenevano la trasparenza e le persone che definivano questa pratica, un eccesso che sfocia nel gossip. La L. 190/2012 è stata attuata seguendo tutti i crismi suggeriti dal Garante della Privacy. I dirigenti hanno richiesto al Tribunale Amministrativo del Lazio di occuparsi proprio degli atti del Garante. I Giudici hanno così emanato l’ordinanza 1030 del 2017, che ha avuto come effetto immediato la sospensione del comma 1, lettere c) e f) e il comma 1-bis dell’art.14 del D.Lgs 33/2013, normativa che illustrava come comunicare i dati su rimborsi, patrimoni e stipendi online.

Questo successo, si è rivelato tuttavia parziale, in quanto l’art.14 ha anche un comma 1-ter, che parla della diffusione in rete degli importi complessivi percepiti da ciascun dirigente a carico della finanza pubblica.

Questa mancanza ha sollevato i dubbi dell’Autorità Garante per la privacy, che ha nuovamente ricorso al TAR per chiedere se la sospensione degli articoli 1 e 1-bis comportasse anche la stessa sorte dell’art.1-ter. I Giudici del Tribunale Amministrativo hanno confermato il dubbio del Garante, con la sentenza 84/2018. Ciò ha creato della confusione nelle Amministrazioni che hanno avuto a che far con le risposte negative del TAR e quelle positive dell’ANAC, quest’ultima ha infatti continuato a prorogare la sospensione attraverso due comunicati pubblicati il 17 maggio e l'8 novembre 2017.

Queste nuove indicazioni hanno messo momentaneamente la parola fine alla querelle tra chi impugna le sentenze del TAR e chi risponde con le istruzioni dell’Autorità gestita da Cantone.

Il Tribunale Amministrativo del Lazio ha passato la “patata bollente” alla Consulta attraverso l’ordinanza 9828/2017, per comprendere se il comma 1-ter è soggetto ad incostituzionalità.



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