La nostra carrellata sulla gestione e sui risultati della gestione ha avuto inizio l’8 gennaio con una rappresentazione del perimetro della realtà che avremmo esplorato partendo dalla disponibilità dei dati del rendiconto del bilancio 2016, relativi a 6871 Comuni, per una popolazione di 52 milioni di abitanti. Tali Comuni, ai fini delle analisi svolte, sono stati ripartiti sia per regioni che per classe demografica di appartenenza.
Il 16 gennaio abbiamo pubblicato un articolo sul fenomeno degli ACCERTAMENTI (circa 36 miliardi), vale a dire del totale delle Entrate tributarie attese, sulla base di titoli giuridici validi.
Nell’articolo del 18 gennaio la nostra attenzione si è concentrata sulla RISCOSSIONE, giungendo alla costatazione che la capacità di riscossione media complessiva a livello nazionale è stata pari al 77,6%. Abbiamo preso atto, inoltre, che questa media è la risultante di valori molto diversificati a seconda della regione di appartenenza o di dimensione demografica dei Comuni: nelle aggregazioni di tipo regionale il primato va a Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Liguria; le aggregazioni per classi demografiche evidenziano che i risultati migliori si conseguono nei Comuni di minore dimensione. L’articolo prende in considerazione anche le performance di singoli Comuni, stilando una graduatoria riguardante i Comuni con più di 20000 abitanti.
Il 22 e il 25 gennaio sono stati pubblicati due articoli, per la verità prima e seconda parte di uno stesso articolo che per ragioni di leggibilità è stato diviso in due parti, riguardanti il fenomeno dei RESIDUI ATTIVI, i quali sono stati seguiti da un articolo del 1 febbraio avente per oggetto un commento sulle dimensioni del fenomeno dei residui attivi. E’ stato sottolineato qualche elemento di preoccupazione derivante dalla presa d’atto che, pur in presenza di un paio di interventi di RI-ACCERTAMENTO, il volume complessivo dei residui attivi ancora in vita in molti casi appare così rilevante da far ritenere poco probabile il loro integrale riassorbimento.
L’8 febbraio ci siamo dedicati alla spesa delle attività connesse con la gestione delle Entrate tributarie e fiscali nei Comuni. Abbiamo stimato in 1,4 miliardi il costo totale, comprensivo anche dei costi per gli stipendi e gli oneri connessi del personale dipendente. In termini di spesa pro-capite, abbiamo un valore medio pari a 22,7 euro per abitante. La stessa spesa ammonta, a livello nazionale, a 3,5% se il calcolo viene fatto in percentuale sulle Entrate accertate. SI è avuto modo di osservare come la spesa di Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia è di molto superiore alle medie delle altre regioni, quale che sia il metodo di calcolo adottato.
Il 12 febbraio ci siamo occupati del fenomeno della ESTERNALIZZAZIONE delle attività connesse alla gestione delle ENTRATE TRIBUTARIE. Abbiamo appreso che la spesa complessiva esternalizzata ammonta al 58,6% della spesa complessiva (stipendi dei dipendenti compresa, pari, nel complesso, al 24,5%), così ripartita: il 36,2% è spesa per ACQUISTI PER BENI E SERVIZI, mentre il 22,4% è spesa per TRASFERIMENTI.
Siamo ora giunti all’ultimo capitolo, che ha per oggetto le modalità di remunerazione della spesa esternalizzata.
Effettuando l’analisi per aggregati regionali, si scopre che, quasi sempre, gli impegni di spesa per ACQUISTO DI BENI E SERVIZI vengono remunerati molto più tempestivamente che gli impegni per TRASFERIMENTI. Questa regola presenta solo 3 eccezioni: Liguria, Sardegna e Trentino Alto Adige.
L’analisi dello stesso fenomeno per classi demografiche non presenta, invece, alcuna eccezione alla regola che privilegia i fornitori di beni e servizi. Solo per la classe 10000-20000 i valori di tempestività di pagamento si avvicinano l’uno all’altro.
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