Una iniziativa che può svolgere il ruolo di apripista nell’attuazione della legge Antisprechi
di
La Posta del Sindaco
02 Febbraio 2018
Sono stati resi noti appena ieri parte dei risultati di una ricerca sullo spreco alimentare condotta nell’ambito del progetto “Reduce” promosso dal ministero dell’Ambiente in collaborazione con diversi atenei italiani. I dati che emergono riguardano non lo spreco “percepito” ma quello “reale” perché, per la prima volta, sono state monitorate le abitudini alimentari di un campione di 400 famiglie italiane, più un campione di scuole e di supermercati sparsi per la penisola, in rappresentanza di altri due grandi indiziati in materia di spreco: le mense scolastiche e la grande distribuzione alimentare. Ci limiteremo a fornire una serie di dati presi dall’indagine, per dare un’idea delle dimensioni del fenomeno: ogni famiglia getta, in media, circa 85 chili di cibo all’anno, per un totale di 2,2 milioni di tonnellate e un costo complessivo di 8,5 miliardi, pari allo 0,6% del Pil; l’equivalente di un pasto su tre tra quelli serviti quotidianamente nelle mense scolastiche finisce nella pattumiera; la grande distribuzione produce una quantità di sprechi pari a circa 3 chili annui per abitante, il 35% del quale potrebbe essere recuperato per l’alimentazione umana.
Un problema enorme che ha molteplici implicazioni – etiche, ambientali, economiche – e che ovviamente non riguarda soltanto il nostro Paese ma che, anzi, è al centro di diversi programmi comunitari con l’obiettivo di limitarlo. A livello legislativo, l’Italia si è dotata di un’apposita legge – la 166 del del 19 agosto 2016 – per ridurre gli sprechi (non solo alimentari ma anche di farmaci ed abbigliamento) e perseguire finalità di solidarietà sociale e di riduzione degli impatti negativi sull’ambiente e sul consumo delle risorse.
Il progetto “Spreco come risorsa” del Comune di Bollate (MI) nasce, anche, dalla volontà di dare un’attuazione concreta alla legge e, in questo senso, si è candidato a fare da apripista nazionale tanto che, lo scorso 25 gennaio, è stato illustrato alla Camera dei Deputati a Roma.
Il progetto, operativo da qualche mese, coinvolge i commercianti della città che mettono a disposizione i prodotti ritirati dalla vendita - perché prossimi alla scadenza o non più “appetibili” dal punto di vista commerciale, ma ancora perfettamente idonei da quello del consumo alimentare – e le organizzazioni no profit del territorio operanti nel sociale, che si occupano di ritirare il cibo e di consegnarlo alle persone in difficoltà. Diverse le ricadute positive, oltre a quelle più evidenti di solidarietà sociale e di riduzione dello spreco. Infatti i commercianti che partecipano si vedono ridurre dal Comune la parte variabile della tariffa sui rifiuti solidi urbani – possibilità espressamente prevista dalla legge 166/2016 – e hanno un “ritorno di immagine” potendo esporre la qualifica rilasciata dal Comune di “esercizio commerciale attento e sensibile a un consumo etico e sostenibile”. Inoltre è espressamente previsto che gli autisti dei furgoni che ritirano e distribuiscono il cibo invenduto vengano selezionati da una lista protetta segnalata dal Comune, fornendo così anche un contributo a livello di nuove possibilità occupazionali. Stando ai responsabili di “Spreco come risorsa”, sarebbero già 18 i Comuni italiani ad avere espresso interesse per l’iniziativa e, tra questi, ci sarebbe anche il XV Municipio di Roma.
Se per il progetto appena illustrato si può parlare di progetto pilota, si moltiplicano invece – ormai da diversi anni – le iniziative che coinvolgono i Comuni con l’intento di ridurre lo spreco alimentare nelle scuole, tanto che non sarebbe possibile darne conto in maniera esaustiva. Con buona approssimazione si può dire che, nella maggior parte dei casi, questi progetti hanno sia uno scopo didattico – l’educazione dei bambini ad una alimentazione sana, equilibrata, rispettosa dell’ambiente e della solidarietà sociale verso le persone in difficoltà – che pratico, attraverso la distribuzione delle eccedenze per fini di beneficienza. In questo modo, inoltre, il tempo che viene dedicato al pasto diventa anche occasione per svolgere un’attività didattica che può arrivare ad avere una dignità paragonabilea quella delle materie tradizionali.
Articoli Correlati
17/06/2021 Territorio e governo locale
25/09/2020 Territorio e governo locale
25/06/2020 Territorio e governo locale
16/01/2020 Territorio e governo locale
Torna alla Rivista del Sindaco