La Rivista del Sindaco


NUMERI DA RECORD PER I MUSEI ITALIANI NEL 2017

Mai così tanti visitatori e incassi, con un forte aumento soprattutto al Sud. Il MIbact pubblica i dati e il ministro rivendica la bontà della sua riforma, ma non mancano le critiche
Qualità della vita
di La Posta del Sindaco
22 Gennaio 2018
Il ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo ha pubblicato i dati relativi al numero dei visitatori e all’ammontare degli incassi di musei e siti archeologici e, in effetti, una certa euforia che si coglie nel tono delle dichiarazioni del ministro Dario Franceschini sembrerebbe più che giustificata. Nel 2017 infatti sono stati più di cinquanta milioni coloro che hanno visitato uno dei siti del vastissimo patrimonio culturale italiano – mai così tanti visitatori nella storia e circa 5 milioni in più rispetto all’anno precedente – e gli incassi hanno sfiorato i 200 milioni di euro, con un aumento di oltre 20 milioni rispetto al 2016. Prendendo in considerazione gli ultimi 4 anni i risultati sono ancora più lusinghieri, perché i visitatori sono passati dai 38 milioni del 2013 ai 50 del 2017 (+ 31%) e gli incassi sono aumentati di circa 70 milioni (+ 53%).

Il dato sugli incassi è tenuto in particolare considerazione dal ministro, che parla di risorse “preziose” che contribuiscono alla tutela del nostro patrimonio e “tornano regolarmente nelle casse dei musei attraverso un sistema che premia le migliori gestioni e garantisce le piccole realtà con un fondo di perequazione nazionale”.Il ministro definisce il bilancio della sua riforma dei musei “eccezionale” e sottolinea come: «per il quarto anno consecutivo l’Italia viaggia in controtendenza rispetto al resto d’Europa con tassi di crescita a due cifre, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno che, anche nel 2017, hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione del trend nazionale».

Se questi risultati positivi sono difficilmente controvertibili, va però anche detto che non sono mancate le critiche alla riforma targata Franceschini e alla troppa enfasi posta – questa l’accusa mossa da molte personalità ed esperti del settore – sulla questione dei ricavi. In particolare, alcune (autorevoli) voci hanno sottolineato come non sempre quantità, di visitatori e incassi, sia sinonimo di qualità e come si sia un po’ persa la missione di agenzia educativa che un museo dovrebbe anche, o soprattutto, svolgere. Così come si è accusata la riforma di aver privilegiato l’aspetto della valorizzazione a scapito di quelli della tutela e della ricerca dei beni culturali.

Ma, tornando ai dati pubblicati dal Mibact, troviamo che le tre regioni con il maggior numero di visitatori sono state il Lazio (con 23 milioni), la Campania (con quasi 9 milioni) e la Toscana (con 7 miloni). Quelle con i maggiori tassi di crescita sono state invece la Liguria (+ 26%), la Puglia (+ 19,5%) e il Friuli Venezia Giulia (+ 15,4%). Nel 2017 i 5 luoghi maggiormente visitati si riconfermano essere: il Colosseo (oltre 7 milioni di visitatori), Pompei (3,4 milioni), gli Uffizi (2,2 milioni), la Galleria dell’Accademia di Firenze (1,6 milioni) e Castel Sant’Angelo (1,1 milioni). Nella classifica dei 30 siti maggiormente visitati, quelli ad aver avuto il maggiore incremento nel 2017 sono stati Palazzo Pitti a Firenze (+ 23%) e quattro siti campani: la Reggia di Caserta (+ 23%), Ercolano (+ 17%), il Museo archeologico di Napoli (+ 16%) e Paestum (+ 15%). Ma percentuali attestanti una forte crescita delle presenze provengono da una miriade di luoghi della cultura tradizionalmente meno visitati e meno integrati nei grandi flussi turistici: sembrerebbe quindi una ulteriore buona notizia tra le buone notizie. Infine il Mibact evidenzia come, a fianco di un aumento degli introiti pari all’11,7%, ad essere aumentati sono anche i visitatori non paganti (+ 15%) e questo ultimo dato sarebbe soprattutto da mettere in relazione alle nuove politiche museali avviate dalla riforma, come quella che consente gli ingressi gratuiti ogni prima domenica del mese.

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