La Rivista del Sindaco


IL PIANO DEL VIMINALE SULL’IMMIGRAZIONE FA GIÀ DISCUTERE

Territorio e governo locale
di La Posta del Sindaco
28 Settembre 2017

Ok dai sindaci, ma necessaria parità di trattamento per rifugiati e italiani poveri. Il nodo delle risorse disponibili

I Comuni: gli stessi benefici a profughi e italiani poveri (di Cristiana Mangani su “Il Messaggero” del 28 settembre 2017) 
Il Piano nazionale di integrazione per i rifugiati approntato dal ministero dell’Interno è stato reso noto soltanto ieri, ma già montano le polemiche e iniziano i primi distinguo. Se alcune Regioni - Veneto, Lombardia e Liguria - hanno da subito annunciato la loro contrarietà al Piano, perché prevederebbe “troppi diritti” per i rifugiati, ora sono anche i sindaci a mettere le mani avanti. «Ben vengano corsi di lingua - chiarisce il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decado - lezioni sui diritti che queste persone hanno nel nostro Paese, scambi di esperienze, condivisione delle regole, ma è diverso quando si affronta il tema dei tirocini formativi sul lavoro e delle soluzioni abitative. Noi vorremmo che il Piano fosse distribuito su tutta la popolazione, perché c’è il rischio di creare una guerra tra poveri, tra ultimi e penultimi». In effetti il piano del Viminale, il primo che sembrerebbe porsi seriamente il problema di una reale integrazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo, oltre ad una serie di obblighi richiesti, come il rispetto della Costituzione italiana o quello per le donne, prevede una serie di diritti che riguardano sia la formazione professionale sia l’accesso a soluzioni abitative per coloro che sono in uscita dalla fase dell’accoglienza. Per questo ultimo punto, il testo messo a punto dal ministero dell’Interno raccomanda come prioritario il determinarsi delle “condizioni per includere i titolari di protezione internazionale nei piani di emergenza abitativa regionali e locali” con l’obiettivo di consentire l’accesso “alle risorse che il welfare territoriale mette a disposizione”. Ed è proprio su queste misure annunciate che il rischio di una protesta appare più forte. Rischio che l’Anci vorrebbe minimizzare attraverso, dichiara, il semplice “ricorso al buon senso” e la possibilità di utilizzare, come Comuni, strumenti che siano rivolti a tutti i cittadini: “gli italiani di origine e gli italiani di adozione”. Secondo Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci per le questioni che riguardano l’immigrazione: «siamo sindaci a 360 gradi. Il nostro lavoro deve riguardare tutti gli italiani. Per questo è importante che ci siano le risorse anche per le altre fragilità sul territorio. E’ giusto dire che siamo favorevoli al documento approvato dal Viminale, però è necessario che questo allarghi i benefici a tutti coloro che vivono difficoltà dal punto di vista economico e sociale».  E proprio il nodo delle risorse è quello centrale: l’Europa mette a disposizione oltre mezzo miliardo per i rifugiati, e l’Italia dovrebbe ricevere un ulteriore finanziamento di 100 milioni; ma un piano “allargato” su quali risorse potrebbe contare? Questi saranno i temi al centro del confronto con Regioni ed Enti locali che avrà inizio già la prossima settimana in un apposito Tavolo nazionale presso il ministero dell’Interno e che, probabilmente, si protrarrà per almeno tutto il mese di ottobre. Un lavoro che non si annuncia semplice.

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