Per le imprese del settore la legge è un grave danno all’economia, per la Regione tutela la salute dei cittadini
Piemonte, protesta contro legge no slot La Regione: avanti (di Danilo Poggio su “Avvenire” del 13 dicembre 2017)
La Regione Piemonte si è dotata di una legge contro le ludopatie particolarmente severa, soprattutto a giudicare dalle reazioni che sta suscitando a circa un mese dalla sua entrata in vigore. Non va giù infatti a produttori e gestori di slot machine l’obbligo, previsto dalla legge regionale, di posizionare le macchinette mangiasoldi a non meno di 300 metri (o 500 per i Comuni più grandi) dai luoghi sensibili come chiese, bancomat e scuole. Tanto che ieri mattina, davanti alla sede del Consiglio regionale, è andata in scena una manifestazione di protesta organizzata dalla Sapar (l’associazione nazionale servizi apparecchi per le pubbliche attrazioni ricreative) cui hanno preso parte diverse centinaia di persone. Una delegazione dei manifestanti, in seguito ricevuta alla Regione, ha sostenuto che, dove sono state fatte togliere le slot “regolari”, ne sono apparse di nuove e illegali e, quindi, con il rischio che i giocatori possano cadere nelle spire del gioco controllato dalla malavita. Ma sono soprattutto le ragioni economiche quelle al centro delle rimostranze fatte dagli esercenti del settore: ad essere colpite sarebbero le 10 aziende piemontesi produttrici (tra le maggiori a livello nazionale) delle slot che impiegano 300 dipendenti, poi le 300 che gestiscono le macchinette con i circa 2.900 addetti e i circa 6.300 esercizi pubblici dove sono ospitate. Secondo il presidente di saper Piemonte, «l’applicazione della legge regionale ha espulso il “gioco a moneta” dal 94% del territorio colpendo pesantemente il settore e mettendo a rischio numerosi posti di lavoro. Chiediamo alla Regione di fermarne temporaneamente l’applicazione - anche per non essere discriminati nei confronti delle Regioni dove non esiste una normativa così restrittiva - in attesa di una normativa nazionale e, inoltre, chiediamo l’apertura di un tavolo di confronto». L’associazione di gestori Astro, invece, non ha preso parte alla manifestazione - pur ribadendo la sua completa contrarietà alla legge regionale - ma ha preferito seguire un suo percorso legale. Ha quindi scritto ai 1.206 sindaci piemontesi una “diffida a procedere con iniziative sanzionatorie sommarie” e, alla Regione, ha notificato un’istanza di auto-tutela per la sospensione degli effettii espulsivi della normativa, cui ha fatto seguito un esposto ai prefetti per informarli sulla “scomparsa dell’offerta lecita di gioco e di migliaia di posti di lavoro”. In attesa della prossima riunione della Conferenza unificata del 15 dicembre, nella quale si tornerà sicuramente sul tema, la Regione Piemonte ha però deciso di tenere il punto e andare avanti per la sua strada, come si evince dalle parole dell’assessore al Lavoro Gianna Pentenero: «Ribadisco che non si tratta di una legge contro qualcuno, bensì di una normativa volta a tutelare la salute dei cittadini, in particolare dei più deboli, riducendo le conseguenze negative del gioco d’azzardo patologico. Come abbiamo sempre sostenuto, la giunta regionale monitorerà nei prossimi mesi gli effetti della legge».
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