Presentato nella sede dell’Anci nazionale a Roma il
Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2017 realizzato dalla stessa associazione dei Comuni, la Caritas, Cittalia, la Fondazione Migrantes, il ministero dell’Interno con il programma Sprar e con la collaborazione dell’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. Il numero di migranti sbarcati sulle coste italiane (soprattutto siciliane) e di quelli presenti nelle diverse strutture di accoglienza risulta in crescita costante. Il 2017 fa parzialmente eccezione a partire dalla sua seconda metà, per via degli accordi raggiunti con la Libia, che hanno posto un argine, almeno temporaneo, al flusso degli arrivi. Al 15 luglio 2007, i migranti censiti nelle diverse strutture erano circa 205 mila (mentre a fine 2016 ne risultavano circa 188 mila). Ad essere utilizzati in via prevalente sono ancora i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) con 158.067 assistiti, segue il Sistema Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) con 31.313 presenze e poi i centri di prima accoglienza con circa 15 mila presenze. Le regioni più coinvolte nell’accoglienza sono la Lombardia (13,2%), la Campania (9,3%), il Lazio (8,7%), il Piemonte e il Veneto (entrambe con il 7,3%) e la Puglia (7%). Continuano a crescere i Comuni che aderiscono alla rete Sprar: sono ormai 3.231 (il 40,5% del totale) e i posti disponibili sono passati in un anno da 26 a 35 mila. Per numero di Comuni aderenti si segnalano Lombardia (con il 20,3% del totale) e Piemonte (10,8% del totale) ma, se si guarda al rapporto tra Comuni aderenti e Comuni esistenti nella regione, sono la Toscana (83% di Comuni Sprar) e Emilia Romagna (78,1%) a distinguersi, mentre i valori più bassi di adesione si fanno registrare in Sardegna (17,8%), Abruzzo (19,3%) e Valle d’Aosta (20,3%). Secondo l’Anci l’aumento dei numeri relativi allo Sprar oltre ad avere delle ricadute positive immediate - meno concentrazioni di migranti in pochi Comuni, una distribuzione più equa e controllata in strutture meno “impattanti” e migliori possibilità di integrazione degli ospiti - è la riprova di come stia cominciando ad affermarsi una visione, da tempo sostenuta dall’associazione, che riesce a tenere insieme due esigenze: il superamento della logica dell’emergenza, che riconosce il fatto di come le migrazioni siano ormai un fenomeno globale “stabile e strutturale” e - seconda esigenza - la realizzazione graduale di un sistema di accoglienza regolare ed ordinato, in grado di salvaguardare il bisogno delle comunità ospitanti di vedere garantiti il controllo e l’integrazione sostenibile. Una ulteriore riprova della validità dell’esperienza Sprar è data, sostiene l’Anci, dall’aumento del tasso di integrazione di coloro che sono inseriti nei progetti Sprar - nel 2016 il 41,3% delle persone uscite dall’accoglienza aveva concluso il proprio percorso di integrazione e di inserimento socio-economico, mentre nel 2015 la stessa percentuale si fermava al 29,5% - e dalla diminuzione del tempo di permanenza medio nelle strutture di accoglienza (che, di conseguenza, rende più velocemente disponibili nuovi posti). «La gestione dell'accoglienza – afferma il delegato Anci all’immigrazione Matteo Biffoni - è uno sforzo costante per le nostre comunità. Un’accoglienza sostenibile è l’unica strada per gestire sui territori gli arrivi dei richiedenti asilo. Per questo come Anci siamo sempre accanto ai sindaci per risolvere le criticità e per sostenere un’accoglienza diffusa. I passi avanti fatti sono notevoli, anche se resta ancora molto da fare: crescono i posti Sprar, aumenta il numero dei Comuni aderenti, il ministero dell’Interno ha varato un nuovo piano di ripartizione dando risposta alle richieste dei territori ed è stata messa a sistema la fondamentale collaborazione interistituzionale tra Comuni e Prefetture».