I passaggi più significativi della relazione d’apertura del neo presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, tenuta alla XXXIII assemblea annuale dell’Associazione
Dopo aver ringraziato il suo predecessore, Piero Fassino, per aver dato il via al nuovo corso dell’Associazione e aver conseguito importanti risultati, aver dedicato i lavori ai colleghi sindaci dei centri colpiti dal terremoto del 24 agosto e aver ringraziato il presidente Mattarella per la sua presenza, Decaro ha iniziato ad illustrare quelle che saranno le linee programmatiche del suo mandato alla presidenza, affermando che “l’Anci diventerà non il sindacato dei Comuni ma il sindacato delle comunità, il sindacato dei cittadini e dei territori, il sindacato della coesione nazionale”.
Secondo il neo presidente con la Legge di bilancio 2016 si è chiusa una stagione particolarmente dura, caratterizzata da tagli e misure di austerità che hanno fortemente inciso sulla finanza locale e limitato di fatto l’autonomia dei Comuni, mentre ora si sarebbe aperto un nuovo e importante capitolo nel rapporto tra Stato ed Enti Locali: fine dei tagli lineari, superamento del Patto di Stabilità, modifiche del nuovo sistema di contabilità, finanziamento dei fondi sociali. Solo un effettivo recupero di autonomia politica può però tradursi in azione amministrativa attraverso tre azioni sostanziali: autonomia organizzativa, semplificazione e autonomia fiscale e finanziaria.
Autonomia organizzativa significa, in un Paese di 8.000 Comuni di piccole, medie e grandi dimensioni, il riconoscimento della specificità di ognuno, con una flessibilità organizzativa che tenga conto delle diverse dimensioni i demografiche e territoriali. E quindi norme più semplici per i piccoli Comuni così come strumenti diversi, da quelli a disposizione degli altri Comuni, per quei sindaci di città come Roma, Napoli o Milano che si trovano a dover gestire macchine amministrative imponenti.
Semplificazione. La complessità delle norme, la difficoltà e il numero di adempimenti richiesti per la loro applicazione, ad esempio in materia di trasparenza e anticorruzione, sono tali che nelle piccole comunità è diventato perfino difficile trovare dei candidati a sindaco. Ma i vincoli ancora troppo stretti affliggono anche i Comuni di medie e grandi dimensioni, di fatto paralizzando o rallentando fortemente l’azione amministrativa, distogliendo risorse umane e materiali nelle mille rendicontazioni e verifiche rese necessarie dalla complessità normativa, quando invece potrebbero più proficuamente essere utilizzate per rendere più efficiente il rapporto con i cittadini e contribuire in maniera significativa allo sviluppo del territorio.
Autonomia finanziaria e fiscale. Su questo fronte Decaro chiede che vengano chiuse una serie di partite finanziarie pregresse: la compensazione delle spese anticipate dai Comuni per gli Uffici giudiziari; il ripristino dei mancati introiti dei Comuni - in maggioranza piccoli e piccolissimi - derivanti dal gettito IMU sui terreni montani; la conferma del fondo compensativo TASI. Inoltre, l’Anci chiederà la rinegoziazione dei tassi di interesse dei vecchi mutui, l’estinzione anticipata senza penali, l’attivazione di strumenti dedicati per l’edilizia scolastica, i servizi pubblici e la sicurezza del territorio, l’attivazione di processi di accompagnamento nell’aggregazione tra società partecipate.
Secondo il neo presidente esisterebbero le condizioni per sottoscrivere un nuovo “Patto tra Stato e Comuni” - come già proposto dal suo predecessore Fassino - “che costruisca una vera e propria agenda urbana nazionale, analoga a quella europea, che individui nuovi capisaldi della politica di finanza locale e un ruolo maggiore dei Comuni nella vita del Paese”. Anche su questo fronte l’Associazione ha già presentato una serie di proposte: l’utilizzo di una quota parte dei fondi ETS (il sistema europeo di scambio delle quote di emissione) per interventi sulla sostenibilità urbana; la sperimentazione di un reddito a favore dei soggetti più a rischio di esclusione sociale; l’attivazione di un piano pluriennale di riduzione del disagio abitativo; l’introduzione di un sistema di accoglienza equo e sostenibile con incentivi per i Comuni che aderiscono allo SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).
Per poter fornire un contributo, decisivo, allo sviluppo del Paese i Comuni devono però poter disporre di competenze e professionalità adeguate, non appare quindi più rinviabile una riforma organica del reclutamento e della gestione delle risorse umane nella quale va inserita anche la riforma della dirigenza, che non deve avere come fine ultimo il mero controllo della spesa ma bensì il sostegno al merito e alla produttività. Dopo aver richiamato il tema della crisi del servizio di tesoreria, le cui soluzioni finora prospettate non appaiono sufficienti a risolvere la questione, Decaro ha affrontato il capitolo delle Città metropolitane, per le quali ha chiesto la garanzia di risorse adeguate e ha auspicato un “tagliando” della legge Delrio che tenga conto anche dei nuovi Enti di area vasta e verifichi l’opportunità “di promuovere un ulteriore salto di qualità nell’assetto ordinamentale e della governance”. Sulla questione dell’obbligo alle aggregazioni comunali, per le quali è imminente la scadenza della proroga al 31 dicembre, il neo presidente ha chiesto una cancellazione o sospensione della stessa e, nel contempo, una politica stabile per i piccoli Comuni e quelli che rischiano il progressivo spopolamento.
Infine, sul futuro dell’Associazione e del ruolo che è chiamato a ricoprire - “non c’è tema significativo su cui l’Anci non venga consultata dal Governo e dal Parlamento” - Decaro ha richiamato la necessità di una guida collegiale. Infatti il presidente dovrebbe potersi avvalere di un autorevole Ufficio di Presidenza - organo che è previsto dallo Statuto - “costituito da circa 20-25 membri in cui siedano i vice presidenti, i sindaci titolari delle principali deleghe tematiche, i presidenti delle Anci regionali, i sindaci più rappresentativi delle diverse realtà territoriali”. Anche l’attuale articolazione in strutture regionali dell’Associazione, definita una “organizzazione molto risalente nel tempo”, le sue strutture operative, società e fondazioni dovranno essere, secondo il presidente, sottoposte a verifica.