Bilanci di previsione entro un mese, ma Stato in ritardo su Fondo di solidarietà e Imu-Tasi
Bilanci con l’incognita fondi (di Matteo Barbero su “Italia Oggi” del 13 ottobre 2017)
Ogni periodo dell’anno ha i suoi problemi ricorrenti: in questo i Comuni sono alle prese con i bilanci, senza però sapere su quanto poter contare in termini di trasferimenti da parte dello Stato. Rimane poco più di un mese di tempo per il termine del 15 novembre, entro il quale le giunte dovrebbero licenziare (insieme al Documento unico di programmazione e/o alla sua eventuale nota di aggiornamento) lo schema di bilancio di previsione 2018-2020, da approvare poi in consiglio entro il 31 dicembre. Uno scadenzario che, in passato, è stato regolarmente oggetto di deroghe ma che, da qualche anno a questa parte, lo Stato vorrebbe che fosse il più aderente possibile alla tabella di marcia “ordinaria”. Non per niente, nelle ultime leggi di bilancio, sono stati introdotti degli incentivi per le Amministrazioni in grado di rispettare le scadenze. Lo scorso anno, ad esempio, agli Enti che erano riusciti ad approvare il bilancio non oltre il 31 gennaio fu concessa maggiore flessibilità nella gestione del fondo pluriennale vincolato. La Finanziaria di quest’anno ha invece previsto per le Amministrazioni che riusciranno a portare a casa il risultato entro la fine dell’anno, la possibilità di derogare ai tetti di alcune voci di spesa (relazioni pubbliche, convegni, pubblicità, rappresentanza e formazione). Più in generale sono le nuove regole contabili del bilancio armonizzato a fare dell’approvazione del preventivo in tempo utile una specie di imperativo categorico, per garantirsi una migliore gestione economico-finanziaria. Solo che, se lo Stato vuole ottenere il risultato dell’approvazione dei bilanci da parte delle amministrazioni locali entro le scadenze previste, allora deve riuscire ad essere conseguente e a fare per tempo anche la sua di parte. Infatti, come al solito, i Comuni hanno l’incognita sull’entità dei trasferimenti che riceveranno, in particolare su quelli derivanti dal Fondo di solidarietà comunale e dal Fondo Imu-Tasi (senza considerare poi l’incertezza sulla conferma o meno del blocco delle aliquote). Per quello che riguarda il primo dei due fondi, lo Stato punterebbe a sciogliere le incertezze entro il prossimo novembre, ma c’è da fare i conti con l’Anci. L’Associazione dei Comuni italiani, infatti, è fortemente preoccupata dall’impatto della parte perequativa del Fondo che, nel 2018, è previsto che passi dall’attuale 40% al 55% e dai calcoli fatti per determinarne la natura. Chiede quindi che venga sospesa o, quanto meno, che ne vengano mitigati gli effetti più di quanto non avvenga con l’attuale clausola di salvaguardia, che si limita a sterilizzare le oscillazioni da un anno all’altro delle risorse base superiori al 4%. Ancora più incerta la situazione del Fondo Imu-Tasi. Introdotto nel 2014 per garantire sostegno ai Comuni che, avendo portato al massimo l’Imu, non possono applicare la Tasi, è stato costantemente decurtato di anno in anno (625 milioni del 2014, 530 nel 2015, 390 nel 2016 e 300 nel 2017). Un meccanismo che non garantisce alcuna continuità di programmazione, per cui probabilmente i Comuni opteranno per non preveder a bilancio tale entrata e per ridurre contestualmente le spese in attesa che il quadro normativo si completi. Insomma: siamo alle solite.