La Rivista del Sindaco


CAVE: AFFARI D’ORO, MA SOLO PER I PRIVATI

Territorio e governo locale
di La Posta del Sindaco
15 Febbraio 2017

Rapporto Cave di Legambiente: i canoni di concessione pari al 2,3 % del prezzo finale di vendita

Il grande business delle cave Ma le Regioni incassano spicci (di Antonello Di Lella su “La Notizia” del 15 febbraio 2017) 
Secondo il Rapporto Cave 2017 di Legambiente le attività estrattive in Italia sono diminuite, rispetto al 2010, di un significativo -20,6%. Le cave dismesse sono quasi 14 mila, mentre quelle ancora attive sono 4.752. L’articolo che segnaliamo, però, pone (giustamente) l’enfasi su un dato abbastanza impressionante: a fronte di guadagni molto elevati - per i cavatori che hanno la concessione delle attività estrattive - lo Stato - e segnatamente le Regioni - incassano dei canoni per le concessioni assolutamente irrisori. Quando non pari a zero: nel caso di Valle d’Aosta, Basilicata e Sardegna, regioni nelle quali non occorre sborsare alcunché. Per cavare inerti le altre Regioni incassano, in media, dalle società concessionarie il 2,3% del prezzo finale di vendita. Nel Lazio, ad esempio, per un giro di affari (per i cavatori) pari a 33 milioni di euro, la Regione incassa 500 mila euro. In Puglia, nel 2015, si sono venduti inerti per 140 milioni di euro, la Regione ha però incassato soltanto 561 mila euro per le concessioni. Il business delle estrazioni dalle cave continua ad assicurare margini di guadagno estremamente alti - infatti la minore quantità di materiali estratti, per via della minore domanda dovuta alla crisi del settore edilizio, ha determinato una crescita dei prezzi sul mercato - ma lo Stato continua a raccogliere una miseria: nel 2015 il totale delle concessioni incassate per sabbia e ghiaia si è attestato a 27,4 milioni di euro a livello nazionale. Spiccioli, in confronto agli utili fatturati dai concessionari.  Altra nota dolente evidenziata dal rapporto di Legambiente è la questione delle regole: “in nove Regioni non sono in vigore piani cava e le regole risultano comunque, quasi ovunque, inadeguate a garantire tutela e recupero delle aree di estrazione”. Mentre l’ultimo intervento normativo statale in materia di cave è il regio decreto di Vittorio Emanuele III nel lontano 1927.  La sfida che l’associazione ambientalista chiede di raccogliere a Governo e Regioni è quella di ridurre l’impatto delle cave sul paesaggio attraverso la riduzione del prelievo di materiale, di dare nuova vita alle cave dismesse e di percorrere la strada del riciclo degli aggregati sulla scorta di quanto fatto in altri Paesi europei. “Va promossa una profonda innovazione nel settore” ha affermato il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini “non è un’utopia pensare di avere più imprese e occupati nel settore, proprio puntando su tutela del territorio, riciclo dei materiali e adeguamento dei canoni di concessione ai livelli europei”.

Clicca qui per il Rapporto Cave 2017 di Legambiente

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