La Rivista del Sindaco


FUSIONI, ANCORA UNA PROPOSTA DI LEGGE

Territorio e governo locale
di La Posta del Sindaco
24 Febbraio 2017

La proposta di legge Capone è definita dall’Anpci come “ennesimo attacco ai piccoli Comuni”

Fusioni in mano alle Regioni (di Giacomo Antonelli su “Italia Oggi” del 24 febbraio 2017) 
Presentata lo scorso 11 febbraio dal deputato leccese del Pd, Salvatore Capone, la nuova proposta di legge per incentivare le fusioni di Comuni - attraverso l’introduzione di modifiche ad hoc nel Testo unico sugli Enti locali - è stata ampiamente criticata dall’Anpci, l’Associazione nazionale dei piccoli Comuni. La proposta intenderebbe affidare alle Regioni una sorta di “carta bianca” in materia di fusione, lasciando invece ai diretti interessati - i piccoli Comuni - un ruolo del tutto marginale. Sarebbero infatti i presidenti di Regione a decidere ogni anno il programma delle fusioni “anche” (e quindi non esclusivamente) “sulla base delle proposte provenienti da istituzioni e comitati espressione del territorio” (il che, implicitamente, lascerebbe intendere che se ne possa anche prescindere). Il programma annuale sarà trasmesso ai Comuni interessati per il parere, che però non sembrerebbe essere vincolante, con la conseguenza - sostiene l’articolo - che le Regioni potrebbero andare per la loro strada anche in caso di parere sfavorevole. Ai Comuni sembrerebbe quindi restare poca cosa: i contributi regionali e l’impegno da parte dello Stato a erogare “per 15 anni dalla fusione” contributi straordinari stanziati nella legge di bilancio. Promessa di difficile, o impossibile, realizzazione - sostiene l’autore dell’articolo - viste le croniche ristrettezze dei conti pubblici.  A sostegno della necessità delle fusioni, il deputato proponente cita uno studio del ministero dell’Interno secondo cui il rapporto ottimale costi-servizi per abitante si otterrebbe nei Comuni di circa 15 mila abitanti (di conseguenza, nella proposta di legge, i nuovi Comuni dovrebbero avere almeno 10 mila abitanti). Ma - contesta l’Anpci - lo studio prenderebbe in considerazione la sola popolazione e non anche la, fondamentale, superficie territoriale. I Comuni fino a 5 mila abitanti sono responsabili del 54,16% dell’intero territorio nazionale, pari a 163.600 kmq contro gli 85.796 kmq dei Comuni compresi tra 5 e 20 mila abitanti. “Maggior territorio significa più strade da manutenere, più frazioni da servire con acquedotti, fognature, illuminazione, collegamenti e, visto che il 60% dei nostri piccoli Comuni è montano, più neve da togliere”, osserva la presidente dell’Anpci, Franca Biglio, che chiede inoltre al Parlamento di fermare sul nascere un progetto “completamente insensato” e “nettamente in contrasto con il disegno di legge a favore dei piccoli Comuni approvato all’unanimità dalla Camera e, quindi, anche dai promotori di questa nuova sconsiderata proposta di legge”.

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