La Rivista del Sindaco


L’INVADENZA DELLA POLITICA

Modelli di Gestione
di La Posta del Sindaco
05 Marzo 2017

Una riflessione sul ruolo improprio della politica nelle nomine di vertice degli organismi tecnici della PA

Il monaco tibetano inesistente (di Sabino Cassese sul “Corriere della Sera” del 5 marzo 2017) 
Partendo dalle recenti vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto, tra gli altri, l’amministratore delegato della Consip, Sabino Cassese riflette sulle procedure (o, forse meglio, proprio sulla mancanza di queste) attraverso le quali si arriva nel nostro Paese alle nomine di vertice degli organismi pubblici, anche di quelli di natura esclusivamente tecnica e gestionale, e sul ruolo assolutamente improprio giocato dalla politica. Come, per l’appunto, nel caso della centrale acquisti delle pubbliche amministrazioni (la Consip), che ha per compito quello di fornire consulenza, assistenza e supporto per gli acquisti di beni e servizi, garantendo che Stato e Enti pubblici centrali e locali possano ottenere il prezzo più conveniente nel rispetto della massima trasparenza e onestà. La Consip ha una funzione eminentemente tecnica - sottolinea Cassese - e non dovrebbe quindi obbedire a qualsivoglia direttiva politica, ma bensì soltanto alla legge. Eppure la nomina del suo attuale amministratore delegato non è avvenuta per bando, né sono state presentate candidature prese in esame da una qualche commissione (possibilmente terza e imparziale). E’ avvenuta invece in base a una scelta di natura totalmente discrezionale fatta dal Governo. E lo stesso, aggiunge Cassese, avviene per una miriade di altri organismi pubblici - enti, agenzie, autorità indipendenti, società per azioni locali e nazionali - che sono di nomina governativa o politica. Eppure, vista la loro natura eminentemente tecnica, potrebbero essere guidati da persone totalmente sconosciute al Governo o al Parlamento, purché ovviamente meritevoli di ricoprire quella posizione. Invece l’unico criterio seguito sembra essere quello della fedeltà, dell’appartenere allo stesso giro di persone, del condividere la stessa fede politica: questi sono i presupposti necessari per essere scelti. Non merito e competenze che sono secondari e talvolta, nei casi fortunati, possono anche esserci.  

In Italia, le nomine governative, o comunque politiche, sono dilagate con il cosiddetto “spoils system” - il principio che vuole che al vincitore (delle elezioni) spettino le spoglie dell’avversario - che ha interessato tutti gli amministratori statali, regionali o locali di vertice (con conseguenze indirette anche sui livelli inferiori). Per uno dei paradossi tipici del nostro paese - osserva Cassese - negli stessi anni in cui veniva affermandosi sempre di più la pratica dello spoils system, un’altra legge sanciva il principio della distinzione tra politica e amministrazione: alla prima spetterebbe di dettare gli indirizzi, alla seconda di gestire. Purtroppo non è così tanto che - chiude l’articolo l’insigne giurista - verrebbe voglia che ci fosse davvero qualche monaco tibetano - ovvero qualcuno senza legami e sponsor politici - ai vertici dei più importanti organismi pubblici: “almeno finché non si porrà mano al riordino di questa zona grigia e così da restituire alla buona amministrazione quel che le spetta”.

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