La Rivista del Sindaco


SECONDO RAPPORTO SULLE CITTÀ: UN INVITO ALLA LETTURA

Territorio e governo locale
di La Posta del Sindaco
26 Marzo 2017

Le tante città italiane e le loro diversità rappresentano una risorsa per il Paese

Tante, diverse, bifronti Le città che fanno (ricca) l’Italia (di Franco Farinelli sul “Corriere della Sera” del 26 marzo 2017) 
L’articolo è un invito alla lettura del “Secondo Rapporto sulle città” intitolato “Le agende urbane delle città italiane”, elaborato dal Centro nazionale di studi per le politiche urbane e appena stampato da “il Mulino”. Il Rapporto rilancia le potenzialità di un patrimonio nazionale che è quello costituito dalle tante e diverse identità delle città italiane e che, nella loro ricchezza e nella loro maniera originale di interpretare le problematiche tipiche del mondo contemporaneo, come ad esempio quelle poste dalla globalizzazione, possono costituire un punto di partenza per elaborare delle risposte a livello nazionale. L’analisi si sviluppa su due piani: un primo che propone dei “ritratti” dedicati ad alcune città italiane (Torino, Milano, Venezia, Parma, Prato, Roma, Napoli e Matera), non soltanto metropoli, ma anche città medie e medio-grandi; un secondo è dedicato a temi trasversali come le agende transnazionali, il riassetto istituzionale dei governi locali, il welfare, le periferie e la rigenerazione urbana, le politiche per la resilienza e i fenomeni migratori. Scrive Franco Farinelli, autore dell’articolo, che l’Italia che emerge dal Rapporto è ancora largamente quella descritta tradizionalmente dagli storici: un’Italia “che trova nelle città il suo ‘principio ideale’ delle proprie storie (al plurale), e che proprio nel grande numero e nella vivacità delle sue culture urbane ha incontrato, a paragone degli altri Stati europei, l’ostacolo maggiore nel proprio processo di unificazione nazionale”. Anche l’evoluzione economica del nostro Paese - nella transizione dal feudalesimo al capitalismo - si è svolta al rovescio rispetto al “classico” (da un punto di vista storiografico) modello inglese. Sono tutte caratteristiche risultate per lo più da ostacolo al tempo degli Stati-nazione, “ma oggi rimesse in gioco dalla globalizzazione fino al punto da poter cambiare di segno, tramutandosi invece in vantaggi”.  

Proprio le “puntuali” analisi di cui il Rapporto si compone risultano particolarmente utili a questo potenziale “ribaltamento” di prospettive. Nell’insieme tutte le città prese in esame nei “ritratti” dedicati risultano ambigue, e “irriducibili a un’unica narrazione”. Così Torino è descritta come, allo stesso tempo, particolarmente colpita dagli effetti della globalizzazione (l’uscita di scena della Fiat) ma anche la città che meglio è riuscita a superare la crisi “promuovendo con successo verso l’esterno nuove immagini di sé”. Milano sta riuscendo a coniugare da un lato un’intensificazione delle strategie di internazionalizzazione - attraverso il tentativo di attrarre investimenti e di definire grandi progetti nel settore della ricerca e della formazione - e dall’altro a dedicare attenzione ai temi della coesione e del risarcimento sociale “cercando di contemperare inclusione e innovazione”.  Quale sarebbero dunque senso e funzione della costruzione di un’Agenda nazionale urbana, si chiede l’autore dell’articolo? “E’ appunto al livello dei problemi posti da tale questione che il dover fare si muta in possibilità di fare, secondo processi che mettono in discussione l’insieme e la singola natura di tutti gli attori pubblici e istituzionali coinvolti”. L’agenda nazionale assume le sembianze - scrive Farinelli - del linguaggio di tutta l’Italia. “Una pantera - per usare le immagini e le parole di Dante nel De vulgari eloquentia - che si trova in ogni città italiana ma non sembra di nessuna”, che “spande ovunque il suo profumo ma non si fa vedere in nessun luogo”, non risiede da nessuna parte. Ma il tentativo di afferrarla - chiosa Farinelli - è appena iniziato.

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