E’ quanto risulta dai dati Siope. Ma secondo l’Ifel ci sarebbe invece una ripresa
Comuni, spese in caduta libera (di Matteo Barbero su “Italia Oggi Sette” di lunedì 6 novembre 2017)
Uno dei propositi ricorrenti delle diverse leggi finanziarie è quello della riqualificazione della spesa pubblica, da conseguire in particolare attraverso la ripresa degli investimenti. Anche l’attuale manovra non fa eccezione, destinando nuove risorse in questa direzione con un occhio di riguardo ai Comuni che, come è noto, rappresentano il settore comunque più attivo sul fronte degli investimenti pubblici. Ma quali sono stati finora gli esiti, le terapie sono state efficaci e in grado di riportare le uscite in conto capitale ai livelli pre-crisi? Riescono le commesse fatte dal settore pubblico a consolidare una ripresa che - si dice - sarebbe in corso seppure ancora troppo debole? Purtroppo sembrerebbe di no - sostiene l’articolo di Italia Oggi - anzi, confrontando i dati resi disponibili dal sistema Siope, sarebbe più esatto parlare di contrazione che non di crescita o ripresa. Se si confrontano, ad esempio, la spesa per pagamenti fatta dai Comuni negli ultimi due anni, si vede che questa è passata dagli oltre 12 miliardi e mezzo del 2015 ai neanche 11 del 2016, con una riduzione del 13%. Ancora più preoccupante il confronto con il 2008 (primo anno in cui sono disponibili i dati Siope): allora i Comuni avevano speso per pagamenti quasi 21 miliardi, circa il doppio di quanto fatto nel 2016. Ugualmente significativo è il dato sulla spesa corrente, che invece rimane sostanzialmente stabile intorno ai 50 miliardi annui (con un aumento di 3 miliardi rispetto al 2008) e che testimonia come ad essere stata tagliata sia stata quindi soltanto la spesa produttiva. Anche dando uno sguardo più nel dettaglio all’andamento della spesa per investimenti dei Comuni si scoprono delle dinamiche tanto eloquenti quanto allarmanti. Per esempio, la spesa per infrastrutture idrauliche - decisiva per fare fronte ai sempre più frequenti fenomeni alluvionali - è scesa dai circa 525 milioni del 2015 ai circa 370 del 2016. E nel 2008? Era stata di 847 milioni. Stesso discorso per le opere di sistemazione del suolo delle quali anche ci sarebbe una certa urgenza: i 426 milioni spesi nel 2016 sono una sensibile riduzione rispetto ai 490 del 2015 e, soprattutto, rispetto ai 728 del 2008. E se per le infrastrutture viarie - opere decisive in un’ottica di sviluppo economico .- nel 2008 si erano spesi più di 3 miliardi, nel 2016 non si è arrivati a 2 miliardi. Questa lettura tutt’altro che rosea dei dati Siope, però, non sarebbe condivisa dall’Ifel, la fondazione sulla finanza e l’economia locale dell’Anci, che parla invece di una ripresa degli investimenti comunali e giudica improprio il confronto con i dati del 2015 in quanto anno particolare, con un picco di investimenti nel Mezzogiorno a conclusione del ciclo 2007-2013 dei fondi europei. Ma la stessa Ifel riconosce come siano diverse le criticità che impediscono alle amministrazioni locali di esprimere il loro pieno potenziale in materia di investimenti. Oltre all’impatto dei tagli imposti dai vari cicli di spending review (che però, come già evidenziato, non intaccano la spesa corrente né stimolano a riallocarne una parte su quella in conto capitale), il fattore più problematico sarebbe quello dell’instabilità del quadro normativo che ostacolerebbe la programmazione di medio periodo e l’attuazione delle opere progettate. Negli ultimi anni, ricorda l’Ifel, si sono susseguite la riforma della contabilità pubblica, il superamento del Patto di stabilità interno e l’introduzione del codice dei contratti pubblici, con tanto di immancabile correttivo. Da questo punto di vista, bisogna sperare che le cose possano migliorare una volta che le novità siano state assimilate da chi è chiamato ad applicarle. Anche se, sottolinea l’Istituto per la finanza e l’economia locale, non verrebbe in aiuto un altro elemento tipico delle pubbliche amministrazioni italiane: l’età media molto elevata dei dipendenti e, di conseguenza, una scarsa disponibilità al cambiamento e apertura alle novità. Ultimo ostacolo: l’elevata polverizzazione delle amministrazione locali, che in molti casi ostacoli sia la progettazione che l’attuazione delle opere pubbliche.