IN ARRIVO IL DL ENTI LOCALI RESTA IL REBUS RISORSE

Incognita da 900 milioni su province e Città (di Gianni Trovati su “Il Sole 24 Ore - Norme e Tributi” del 10 aprile 2017)
Il lungo percorso del decreto sugli Enti locali dovrebbe risolversi almeno in parte in settimana - probabilmente già domani -  con l’arrivo del provvedimento sul tavolo del Consiglio dei ministri. Resta però ancora da superare il macigno che ha finora determinato il cammino accidentato del Dl, quello delle risorse. Mancherebbe infatti all’appello una cifra prossima ai 900 milioni di euro in larga parte - 650 milioni di euro - rivendicata dalle Province, forti anche della certificazione “ufficiale” fatta dal Sose, la società del ministero dell’Economia che stima i fabbisogni standard degli Enti locali; ma anche le Città metropolitane lamentano (in questo caso i calcoli provengono dagli enti stessi) un buco di 203 milioni di euro. Se nel caso delle Province l’origine degli squilibri è probabilmente imputabile ad una stima in eccesso dei risparmi ipotizzabili con la ridefinizione delle loro funzioni, colpisce particolarmente la situazione delle Città metropolitane, immaginate dalla riforma Delrio come motore strategico dello sviluppo dei grandi centri urbani, e ritrovatesi invece ad essere sospese in un limbo in cui convivono le “nuove” Città e le “vecchie” Province, tutte e due drammaticamente “al verde”. C’è da dire che, almeno parzialmente, il Governo ha cercato di alleviare la drammatica situazione in cui si trovano i cosiddetti enti di area vasta e che, ad inizio 2017, era ancora più compromessa. Una “pezza” è venuta dall’ultima legge finanziaria, che ha consentito l’utilizzo di una parte del “fondone” da tre miliardi destinato agli enti territoriali per sterilizzare parte dei tagli previsti dalla manovra del 2015. L’esperienza degli anni passati ha insegnato però che non può bastare la cancellazione dei pesanti tagli progressivi, ma vanno reperite anche risorse aggiuntive, magari dirottando - come è stato fatto in passato - fondi Anas o ministeriali (per l’edilizia scolastica) su Province e Città metropolitane. Le risorse aggiuntive che sembrerebbero - al momento - disponibili per le Province ammonterebbero a circa 200 milioni di euro. Non chiaro invece il quadro dei possibili interventi a favore delle Città metropolitane, che risulterebbero in pesante squilibrio. A essere messe peggio sono Torino (si parla di un buco di 67 milioni), Milano (64), Roma (57), Bari (13 milioni). Godrebbero invece di salute leggermente migliore i bilanci delle Città metropolitane di Genova e Venezia. Purtroppo le Città hanno poco spazio di manovra per far tornare i conti: non hanno leve disponibili per reperire nuove entrate e molta rigidità anche dal lato spese. Infatti un terzo delle uscite è assorbito dal contributo alla finanza pubblica e il resto in larga parte dalle spese di funzionamento e personale. Un aiuto potrebbe arrivare nel caso in cui il Dl Enti locali prevedesse la replica di soluzioni già adottate negli anni scorsi, dall’applicazione degli avanzi alla parte corrente (varrebbe circa 50  milioni) alla rinegoziazione dei mutui (20 milioni circa). Si tratterebbe però dell’ennesima, seppur necessaria, toppa mentre servirebbe un rilancio strutturale per far superare alle Città metropolitane la “pura sopravvivenza” e avviare davvero qualcuna delle funzioni strategiche per le quali erano state pensate.