Continuano le chiusure dei più piccoli, ma anche le proteste di cittadini e sindaci
Da Borgotaro a Bronte la battaglia delle madri per il parto vicino a casa (di Michele Bocci su “La Repubblica” del 23 aprile 2017)
Risalgono al 2010 le linee guida della conferenza Stato-Regioni su appropriatezza e sicurezza del percorso nascita cui si deve la decisione di chiudere le sale parto più piccole sparse per la penisola. Per la precisione, in quella sede fu deciso di chiudere - salvo la possibilità di concedere speciali deroghe in presenza di particolari condizioni geografiche - tutte quelle che effettuano meno di 500 nascite all’anno perché ritenute, anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità, meno sicure delle strutture più grandi e più attrezzate per far fronte ad eventuali emergenze. Le Regioni che non rispettano le linee guida non possono essere obbligate a chiudere, ma possono essere penalizzate economicamente in quanto rischiano di essere giudicate inadempienti rispetto alla corretta erogazione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza). Comunque, nel frattempo, hanno chiuso diversi punti nascita: se nel 2010 in Italia ce n’erano 581, 168 dei quali al di sotto della soglia, nel 2016 si stima che si fossero ridotti tra i 460 e i 470 complessivi, con un centinaio circa ancora al di sotto della soglia. Quindi i tagli ci sono stati - anche perché è comunque sceso il numero complessivo delle nascite: da 561 a 474mila - ma sono ancora diversi i punti nascita di piccole o piccolissime dimensioni. Del resto sono in molti, sindaci e cittadini di località di montagna, isole o altre zone remote, a protestare perché non vogliono che gli venga tolta la possibilità di partorire vicino casa. Ad esempio a Borgo Val di Taro - a tre quarti d’ora circa di macchina dagli ospedali del capoluogo Parma - i cittadini sono scesi in piazza per scongiurare la chiusura del loro micro punto nascita da meno di 120 parti all’anno. E, per il momento, sembrano esserci riusciti. La Regione, infatti, che era addirittura arrivata ad offrire l’alloggio gratuito in città alle future madri in procinto di partorire, si è vista costretta ad un precipitoso dietro front e ha deciso di chiedere una deroga al ministero per tenere aperta la sala parto al centro delle proteste. Non così ha deciso di regolarsi la Regione Sardegna, pur di fronte alla protesta, a tratti clamorosa (è andata a finire anche in televisione) delle mamme contro la chiusura del punto nascita de La Maddalena che serve le isole dell’omonimo arcipelago in provincia di Sassari, e che però non va oltre i 50 parti annui. L’assessore alla Salute Luigi Arru è categorico: «Prima di tutto voglio tutelare la sicurezza di donne e bambini». E sottolinea che per le emergenze ostetriche continuerà a essere garantito l’elisoccorso, servizio del resto già funzionante visto che il piccolo ospedale non è in grado di affrontare nessuna emergenza importante. Anche in Sicilia ci sono state molte proteste, e mentre per il punto nascita di Bronte (CT) è stata richiesta una deroga, non verrà fatto lo stesso per quello di Petralia (PA). In provincia di Trento, a Cavalese c’è stata una chiusura tra mille polemiche. L’articolo de “La Repubblica” decide di riservare l’ultima parola sull’argomento ad un medico, Alessandra Kustermann, responsabile del pronto soccorso ostetrico della Mangiagalli di Milano (6mila parti all’anno), che si dice nettamente favorevole alla chiusura dei punti nascita minori, purché ci sia un’ospedale più grande raggiungibile in non più di un’ora di viaggio e alle partorienti venga data in loco la possibilità di avere i controlli medici tipici della gravidanza e di seguire i corsi preparto. L’importanza, a giudizio della dottoressa Kustermann, è che esista un buon sistema di emergenza «In grado di portare velocemente la donna nell’ospedale più vicino. Quando ci sono urgenze serie, poi, è meglio essere in una struttura attrezzata con centro trasfusionale, ginecologi, anestesisti, pediatri. Per me le sale parto ottimali fanno più di 1.000 nascite». Ma per il momento, chiosa il giornalista, sarebbe già tanto riuscire a ridurre quelle sotto le 500.