LE RIVENDICAZIONI DELL’ANPCI PER I PICCOLI COMUNI

Manifesto per i piccoli Comuni (Pubblicato su “Italia Oggi” del 28 aprile 2017)
E’ lunga la lista di rivendicazioni della piattaforma programmatica che l’Anpci - l’Associazione nazionale dei piccoli Comuni - intende sottoporre all’attenzione di tutte le forze politiche in vista delle prossime elezioni, per capire quali tra esse intenda sostenere le ragioni dei piccoli Enti e farsene carico in Parlamento. Si comincia con l’accoglienza dei profughi, che deve avvenire su base volontaria e senza imposizioni dall’alto. Per quanto riguarda un vecchio cavallo di battaglia dell’Associazione, si ribadisce il no a qualsiasi forma di associazionismo obbligatorio, ritenuto particolarmente dannoso per i piccoli Comuni perché, a fronte di risparmi pressoché inesistenti, contribuisce a “desertificare i territori”, trasferendo tutti i servizi verso il Comune principale dell’Unione o della fusione. Verrà chiesta inoltre, alle forze politiche, l’abolizione del limite di mandato per i Comuni sotto i 15.000 abitanti e il ripristino dell’elezione diretta per gli organi di Province e Città metropolitane, “in coerenza con l’esito referendario”. Ma è il capitolo delle semplificazioni ad interessare in particolare l’Anpci, in quanto ai piccoli Comuni andrebbe garantita con urgenza una normativa ad hoc per liberarli dagli eccessivi vincoli di bilancio e dalle incombenze burocratiche inutili. Imprescindibile, a giudizio dell’Associazione, l’abolizione della contabilità potenziata e del pareggio di bilancio: un mix esplosivo che avrebbe pressoché bloccato gli investimenti dei piccoli Comuni, rendendo impossibile la gestione degli avanzi di amministrazione e l’accensione di mutui a tassi ragionevoli. Tra gli adempimenti burocratici a carico dei piccoli Enti ritenuti inutili, il Dup (Documento unico di programmazione), perché lontanissimo dalla realtà di Amministrazioni che ormai non avrebbero più autonomia finanziaria per programmare alcunché vista la mancanza di risorse (sia trasferite dallo Stato che autonome). Così come i piani anticorruzione, che sarebbero completamente superflui in Comuni con pochi dipendenti sottoposti ad un  continuo controllo dai cittadini. Infine, nel manifesto programmatico redatto dall’Anpci, non manca il capitolo relativo al personale. La gestione di questo, sia economica che giuridica, sarebbe nel caos più totale soprattutto a causa della “produzione alluvionale” - che andrebbe assolutamente ridotta - di pareri ad opera delle sezioni regionali della Corte dei conti. Una produzione, peraltro, “disorganica e contrastante” e che si aggiunge ai pareri già espressi in materia dall’Aran e dalla Funzione pubblica. Sempre in materia di personale, l’Anpci chiede che venga riconosciuta - attraverso però una normativa specifica che possa prevenire contenziosi con i dipendenti - la possibilità di prevedere mansioni multiple nelle dotazioni organiche. Per i piccoli Comuni, infatti, sarebbe impossibile avere figure professionali specifiche per ciascun servizio.