Giovedì scorso nove paesi europei hanno avanzato a Bruxelles la proposta di emettere Coronabonds. Continua così la “lotta” tra i paesi dell’Unione per accordarsi sul modo d’usare il Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) al fine di contrastare i danni economici causati dalla pandemia di Covid-19. L’accordo non è stato raggiunto, infatti mentre paesi come Italia e Francia sostengono che l’organismo dovrebbe erogare prestiti senza condizioni, altri si dichiarano contrari, come l’Olanda. “La crisi è in evoluzione” ha dichiarato Wopke Hoekstra, ministero delle Finanze, durante l’incontro all’Aja, per questo il Mes deve essere tenuto da parte, per poter essere usato in maniera più oculata.
I nove paesi che hanno firmato la proposta, dichiarandosi in accordo con le decisioni prese dalla Commissione europea e dalla Banca Centrale Europea, sono: Italia, Francia, Spagna, Belgio, Irlanda, Grecia, Lussemburgo, Portogallo e Slovenia. Lo scopo è quello di allertare la zona euro ed i paesi, le cui economie sono a rischio depressione per quanto sta accadendo. Tale iniziativa non può non rappresentare una certa crisi tra i Ventisette.
Con una missiva i Nove Paesi dichiarano che “in particolare, dobbiamo lavorare su uno strumento di debito comune emesso da una istituzione dell'Unione europea per raccogliere risorse sul mercato, sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia”.
I “Coronabonds” (come vengono comunemente chiamati), sono quei titoli di debito europei, il cui utilizzo è il finanziamento per la reazione alla crisi sanitaria ed economica, e si possono ritrovare nell’espressione “debito comune emesso da una istituzione dell’Unione europea”. Trattandosi di un organismo intergovernativo non europeo, il Mes non sembra essere “l’istituzione dell’Unione europea”, che pare quindi riferirsi alla Banca europea degli investimenti. Sorge quindi il dubbio che nella proposta il riferimento sia proprio verso i cosiddetti eurobonds. In pratica, i “coronabonds” prevedono l’emissione congiunta da parte dei Paesi che confermano insieme il nuovo debito. L’emissione comune è già prevista per i titoli emessi dalla Bei, con la responsabilità di ogni Paesi riguardo la propria parte. Al contrario, gli eurobonds prevedono (almeno in teoria) la responsabilità in solido.
I partner dei nove Paesi hanno accolto con prudenza la proposta. Nonostante alcuni pareri abbastanza favorevoli, come per la Germania che si è detta possibilista riguardo l’accettazione dell’emissione di un nuovo debito da parte della Bei, la proposta non ha però ottenuto l’unanimità.
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