Le agevolazioni messe a disposizione dal ministero dello Sviluppo economico, negli ultimi dieci anni, ammontano ad oltre 56 milioni di euro. Una cifra che ha portato al supporto di circa 4.000 imprese, durante questo periodo. Un fattore determinante per le imprese, allo scopo di avere un vantaggio competitivo a lungo termine, riguarda il possesso di brevetti, marchi e disegni; asset immateriali che hanno però effetti molto importanti sulle economie territoriali. Basta pensare che ben un posto di lavoro su 3 (per un ammontare di circa 7 milioni di posti di lavoro) riguarda le aziende che sfruttano un intensivo utilizzo di marchi e brevetti. Si tratta di aziende in grado di contribuire a quasi il 47% del nostro prodotto interno lordo. Inutile dire che quindi le numerose forme di contraffazione si rivelano molto pericolose, motivo per cui si cerca di tutelarle con vari strumenti.
L’importanza e la necessità di queste tutele sono emerse anche durante un incontro, tenutosi a Milano, che aveva tra i partecipanti Stefano Buffagni, viceministro allo Sviluppo economico, e Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano, Monza, Brianza, Lodi e di Unioncamere. La Camera di Commercio, attraverso Unioncamere, ha portato un esempio molto significativo riguardo l’arbitrato e la mediazione: strumenti che in materia di proprietà intellettuale sono ancora poco conosciuti e sfruttati, ma in grado di fornire risultati positivi quando utilizzati.
Nel quinquennio 2014-2018, i casi di mediazione in materia di proprietà intellettuale sono stati 25. Nel 42% dei casi si è raggiunto un accordo, con un tempo minimo previsto per il diritto di privativa per lo sfruttamento d’immagine di 24 ore, ed un tempo massimo per la coesistenza di marchi di 1 anno. Le controversie in mediazione avevano un valore medio di 952.000 euro.
Nello stesso periodo, sono stati invece 22 i casi di arbitrato in materia di proprietà intellettuale, il 40% dei quali riguardanti casi di arbitrati internazionali, di cui almeno una delle parti era straniera.
Nel 2018, all’Ufficio europeo brevetti (Epo), l’Italia è risultata decima in quando a numero di brevetti depositati. Nonostante si sia tentanto un recupero dal 2016 (con un risultato di +5,4%), i nostri 4.400 brevetti depositati da imprese, enti pubblici, fondazioni e singoli inventori sono solo una piccola parte (circa il 2,5%) delle 174.000 domande pervenute. A fare da capofila troviamo Milano, che da sola ha depositato il 25% dei brevetti nazionali (e l’81% di quelli regionali), con a seguire Torino e Roma, restando prima anche come produzione e sviluppo dei marchi (a seguire Roma e Torino) e dei disegni (a seguire Roma e Firenze). Un dislivello nella produzione delle innovazioni, che non manca mai di riflettersi sull’economia nazionale e a cui si dovrebbe porre molta più attenzione.
Ricevi via email i nuovi contenuti pubblicati nel portale
In collaborazione con: