Sono passati sei mesi dall’effettiva operatività del Reddito di Cittadinanza, ora però diverse Regioni chiedono diverse modifiche al fine di migliorare la “fase 2”, occupandosi principalmente delle politiche attive che stentano a decollare.
Per questo motivo gli Enti hanno predisposto un documento indicante le urgenze più importanti, in tre punti:
Dare il via all’assegno di ricollocazione, consentendo ai beneficiari del Reddito di Cittadinanza, censiti dai Centri per l’Impiego di iniziare il loro percorso di ricerca in ambito lavorativo;
Creare una serie di strumenti dedicati alle politiche attive del lavoro, partendo dai percorsi di formazione e riqualificazione dei diversi occupabili, in quanto allo stato attuale è stato riscontrato un basso livello di competenze e conoscenze;
Costituire una serie di regole uniformi sulla condizionalità, da seguire in ogni angolo dello stivale.
Le Regioni prediligono il modello vigente di regolamento, il quale prevede che alla prima mancata risposta non giustificata, l’INPS si occuperà di togliere una mensilità del Reddito, stesso discorso vale per la seconda assenza. Infine, in caso di terza mancata risposta, al soggetto sarà tolto il sussidio. Il sistema è efficace, ma secondo alcuni Enti bisognerebbe occuparsi di un’attivazione coordinata delle sanzioni.
Gli assessori per discutere di questi particolari nodi, hanno richiesto un incontro con il Ministro del Lavoro, la coordinatrice degli assessori regionali, Cristina Grieco ha difatti sostenuto che “Sono osservazioni tecniche per migliorare la misura. Le sottoporremo al ministero del Lavoro e all' Anpal, con l' obiettivo di trovare insieme i correttivi opportuni e fare in modo che lo strumento funzioni”.
Lo stesso Governo sul Reddito di Cittadinanza è intenzionato ad operare con misure migliorative, come sostenuto da Antonio Misiani, Viceministro all’Economia, il quale ha detto che la misura andrebbe mantenuta e migliorata dal punto di vista del funzionamento.
Le Regioni che attualmente hanno fatto richiesta sono di differenti indirizzi politici, confermando il fatto che non si tratti di proclami elettorali, ma di una ricerca approfondita per migliorare una misura con un discreto potenziale, ma partita un po’ zoppicante.
Tra le diverse voci, Melania Rizzoli, assessore al lavoro della Regione Lombardia, rimarca che c’è ancora del lavoro da fare sostenendo che “la "fase 2" del RdC non deve limitarsi al solo contatto burocratico dei beneficiari con i Cpi con l' unico scopo di sanzionare chi non si presenta alle convocazioni. Deve invece essere il momento per ricollocare il maggior numero di beneficiari nel mercato del lavoro. Questa parte manca anche per assenza dell' attivazione dell' assegno di ricollocazione. Insomma, avrebbe dovuto essere un sistema composto da più tasselli con il fulcro nella politica di inserimento lavorativo”.
Ricevi via email i nuovi contenuti pubblicati nel portale
In collaborazione con: