La Rivista del Sindaco


Richiesti più progetti per l'ambiente

Rassegna Stampa
di La Posta del Sindaco
16 Novembre 2018

Il legame tra ambiente e interventi necessari segue un ormai triste iter da parte delle autorità competenti: tutti vogliono la tutela dell'ambiente, nessuno vuole occuparsene se richiede costi troppo onerosi, cercando di scaricare barile su altri. Questo porta spesso a ritardi nei lavori e confusioni burocratiche di vario tipo, ma soprattutto a teatrini in cui le stesse amministrazioni prima si indignano quando fiumi e allagamenti colpiscono le città e allo stesso modo si indignano per la richiesta di abbattere edifici lungo quegli stessi fiumi, quando sono considerati fattori di rischio idrogeologico o ignorano le richieste di alleggerire l'impatto ambientale di nuovi progetti di costruzione.

A Rimini, durante la rassegna per la sostenibilità Ecomondo, il ministro dell'ambiente Sergio Costa ha affermato che i soldi in realtà ci sono, ma quello che manca sono i progetti. "Ho chiesto alle Regioni e agli enti locali: fatemi ancora più progetti, presentatemene ancora di più, e noi andiamo a prendere anche questi altri soldi. Perché è la progettazione strutturale che ci consente di non arrivare all'emergenza", ha dichiarato il ministro.

Dissesto idrogeologico, le dure conseguenze della mancanza di impianti per gestire l'emergenza rifiuti, le mancanti norme "end of waste" che impediscono il riciclo, fake news dilaganti, i dubbi sulle fonti energetiche rinnovabili sono il fulcro dei temi toccati a Ecomondo e Key Energy. Lo studio presentato da Eco Ronchi della Fondazione Sviluppo Sostenibile ha individuato dieci settori verso cui far confluire 7-8 miliardi l'anno di investimenti pubblici, per i prossimi 5 anni. Investimenti pubblici che potrebbero smuovere circa 21 miliardi di investimenti privati, destinati a migliorare le condizioni ambientali e di collaterale a creare numerosi posti di lavoro. Possono sembrare vane speranza, ma questi numeri sono basati su quanto stilato dalle 66 organizzazioni di imprese che fanno parte del Consiglio nazionale della green economy.

Il ministro Costa ha tenuto a ricordare che "il ministero dell'Ambiente gestisce con i suoi fondi ciò che serve per non entrare in emergenza", ed è a questo che si rivolge il miliardario investimento per i prossimi anni, mentre le situazioni di emergenza sono "gestite dalla Protezione Civile". Fondi che andranno spesi per evitare disastri naturali come quelli idrogeologici, ma che serviranno soprattutto ad evitare che sia l'uomo a danneggiare l'ambiente per produrre energia (e profitto).

Anche sul campo dei rifiuti è ormai palesemente necessaria una svolta o un colpo di mano, che eviti alle aziende di rimanere paralizzate (come spesso invece accade) da norme inesistenti o contraddittorie, o da comitati nimby (dall'inglese per Not In My Back Yard - Non nel mio cortile) che si rivelano contrari ad ogni tipo di proposta e favorevoli solo a piani irrealizzabili. In questo campo anche la mancanza di norme "end of waste" (in italiano dette Cessazione della qualifica di rifiuto), ovvero di quel processo di recupero eseguito su un rifiuto, al termine del quale esso perde tale qualifica per acquisire quella di prodotto, in pratica permettendone una funzionale sequenza di riciclo. L'argomento è molto sentito, tanto che degli imprenditori del riciclo, in questa occasione hanno srotolato uno striscione di protesta davanti al ministro Costa dalla scritta "Senza end of waste l'economia circolare è una bufala", perché spesso nelle aziende i prodotti e materiali pronti per essere riciclati si accumulano non trovando un destinazione consona di riciclaggio.

Le potenzialità ci sono, e sembra anche le buone intenzione, ma si riuscirà concretamente a iniziare la necessario rivoluzione energetica che darebbe finalmente respiro al nostro paese?


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